Testo latino carme 111 di Catullo
Aufilena, viro contentam vivere solo,
nuptarum laus ex laudibus eximiis;
poliptoto sed cuivis quamvis potius succumbere par est,
quam matrem fratres efficere ex patruo.
Traduzione in italiano carme 111 di Catullo
Aufilena, vivere contenta di un solo marito,
è fra le lodi la lode d’ogni sposa;
ma meglio è concedersi a chiunque,
che partorire fratelli da uno zio paterno.
Analisi carme 111 di Catullo
Possiamo notare già nel primo distico lo stendersi della lode alla donna con un unico uomo, detta “univira”; nel secondo distico invece si ha la sorpresa del rovescio della medaglia: se si considera lo zio come uomo di lei allora la situazione diventa sgradevole, mostruosa).
- “Vivere contentam”: in Catullo succede spesso che venga usata l’espressione “vivo” unita a un aggettivo predicativo;
- “Quamvis”: è il soggetto messo in accusativo nel corso della subordinata soggettiva, che è dipendente da “par est”, volendo tradurre letteralmente sarebbe “è meglio che una” (cioé quamvis) si conceda a chiunque altro”;
- “Fratres”: nel carme 111 probabilmente si riferisce con questa espressione ai cugini/fratelli, ovvero a sottolineare come non vi fossero solamente legami di tipo incestuoso tra la nipote e lo zio.
Commento al carme 111 di Catullo
Il poeta sa usare l’ironia per provocare scandalo e sorrisi maliziosi in pochi versi: in poche righe denuncia l’atteggiamento di Aufilena, che in un certo senso si atteggia a sposa perfetta ma d’altra parte rimane infedele al marito, tradendolo con un membro della sua stessa famiglia.
Catullo parla di Aufilena in tre carmi, il carme 100 (dove viene introdotta indirettamente), il carme 110 e il carme 111: lei è una delle “fortunate” che vengono corteggiate dal poeta latino, in questo caso però Aufillena, donna a quanto pare veronese, preferisce Quinzio.