Carme 53 Catullo: testo latino
Risi nescio quem modo e corona, qui, cum mirifice Vatiniana meus crimina Calvos explicasset admirans ait haec manusque tollens, “di magni, salaputium disertum!”
Carme 53 Catullo: traduzione in italiano
Risi, non so quanto, di un tizio, che, dalla folla, mentre Calvo aveva spiegato eloquentemente i delitti di Vatinio, strabiliato, s’era messo a gridare, agitando le mani: “Oh immensi Dei, quale magniloquenza quel cosetto!”.
Commento al carme 53 di Catullo:
Catullo scrisse la poesia riferendosi al poeta Gaio Licinio Calvo (che si pensa possa essere nato il 28 maggio 82 a.C. e morto nel 47 a.C. circa); questo poeta era anche un oratore dell’antica Roma piuttosto noto; figlio di Licinio Macer e quindi membro della gens Licinia, era amico del poeta Catullo, di cui condivideva lo stile e il soggetto.
Lo stile oratorio di Gaio Licio Calvo si opponeva alla scuola “orientale” in favore di un modello più semplice; indicò Cicerone come prolisso e artificiale.
Sono citati ventuno interventi di Calvo, tra cui numerosi contro appunto Publio Vatinius; Calvo era apparentemente basso, dal momento che Catullo lo allude come un “salaputium disertum” nel carme tradotto qua sopra, appunto il numero 53.
Piccola nota sulla traduzione del Carme 53 di Catullo:
*Da notare che “salputium disertum” potrebbe essere reso anche come insulto più volgare riferito alle parti riproduttive maschili, come d’altronde fanno altri traduttori.
In questa traduzione si è però preferito rendere la parola “cosetto” perché più vicino all’idea della statura bassa di Calvo che voleva forse rendere nell’insulto scherzoso Catullo; o forse solo come sfumatura personale.
“Salputium” ha determinato l’insulto “Salpuzio” italiano, che ormai non viene usato che rarissimamente proprio di solito in ricorrenza di questo carme di Catullo; “Salpuzio” significa piccolo, moderato, talmente piccolo da essere ridicolo.