Catullo carmi 2

Testo latino originale del carme 15 di Catullo

Commendo tibi me ac meos amores,
Aureli. Veniam peto pudentem,
ut, si quicquam animo tuo cupisti,
quod castum expeteres et integellum,
conserves puerum mihi pudice,
non dico a populo: nihil veremur
istos, qui in platea modo huc modo illuc
in re praetereunt sua occupati;
verum a te metuo tuoque pene
infesto pueris bonis malisque.
Quem tu qua lubet, ut iubet, moveto
quantum vis, ubi erit foris, paratum:
hunc unum excipio, ut puto, pudenter.
Quod si te mala mens furorque vecors
in tantam impulerit, sceleste, culpam,
ut nostrum insidiis caput lacessas,
a tum te miserum malique fati,
quem attractis pedibus patente porta
percurrent raphanique mugilesque.

Traduzione carme 15 di Catullo in italiano

T’affido, Aurelio, questo diletto
mio amore, come lo affidassi a me stesso.
Un modesto favore ti chiedo,
se mai l’animo ti è bruciato di desiderio,
d’amore nobile, di casto affetto,
conserva puro per me questo ragazzo, non dico dal popolo:
non mi preoccupo di chi si affanna su e giù per la strada
nelle sue faccende, passano avanti deconcentrati,
ma di te mi preoccupo, e del tuo
fallo che è molesto, per tutti i ragazzi,
buoni e cattivi che siano.
Tu, quando a te lo ordina, e a te piaccia, lo metterai dove ritieni,
dovunque ti trovi, a patto che sia ritto e sfoderato.
Solo questo ragazzo risparmia, ti prego, non chiedo molto;
poiché se il tuo animo malato ed il tuo inavveduto furore,
ti spingeranno, sciagurato, a tendere un abominio simile,
al punto da assaltare disonestamente la stessa mia persona,
ah, povero te, che sciagurato destino ti aspetta,
afferrato per i piedi da quella porta spalancata,
passeranno rafani e cefali.

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