Testo originale in latino della versione “L’impresa di Corolano”
Sexto decimo anno postquam Brutus reges ex urbe expulit, Romae seditionem populus fecit: tum tribunos plebis quasi proprios iudices et defensores creavit. Sequenti anno Volsci bellum reparaverunt, atque Postumius Cominius consul, a senatu missus, Volscos fudit fugavitque; inde magna cum vi impetum in coriolos fecit. Tum erat in castris inter iuvenes Cn.Marcius, adulescens et consilio et manu promptus. Dum exercitus Romanus in Coriolorum obsidione intentus est sine metu imminentis proelii, repente hostium acies ab Antio per planitiem pervenerunt eodemque tempore ex oppido Coriolis Volsci eruperunt. Forte in statione Marcius erat cum delecta militum mano Marcius non modo impetum erumpentium retudit, sed per patentem portam ferox inrupit in oppidum atque ,incedens per aditus viasque, ferro ignique urbem vastavit. Itaque ab urbe Coriolis capta Coriolanus ditus est
Versione “L’impresa di Corolano”: traduzione in italiano
Nel sedicesimo anno dopo che Bruto cacciò i re dalla città, il popolo di Roma fece una rivolta: quindi elesse i tribuni della plebe come propri giudici e difensori. L’anno successivo i Volsci riorganizzarono la guerra e il console Postumio Comino, inviato dal senato, vinse e mise in fuga i Volsci; in seguito con grande forza fece un assalto a Corioli. Allora nell’accampamento c’era, tra i giovani, Gneo Mario, giovane propenso alla saggezza e all’autorità. Mentre l’esercito romano era intento nell’assedio di Corioli, senza timore dell’imminente battaglia, improvvisamente le truppe dei nemici da parte di Anzio giunsero attraverso la pianura e nello stesso tempo i Volsci eruppero nella città di Corili. Per caso Mario era di guardia con un manipolo di soldati, Mario non soltanto ricacciò l’attacco di coloro che facevano una sortita, ma feroce irruppe nella città attraverso la porta aperta nella città e procedendo per passaggi e vie devastò la città col ferro e col fuoco. E così la città di Coroli conquistata venne rinominata Coriolano.
Autore: Tito Livio