La donna di Bath – Traduzione in italiano
Questo brano è stato preso dal “General Prologue” della Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer, e non è completo ma c’è solo la prima parte dell’intera storia “The Wife of Bath”.
Qui è presente una descrizione accurata di questa donna, e di ciò che lei ha fatto nella sua vita.
There was a housewife come from Bath, or near,
Who –sad to say- was deaf in either ear.
At making cloth she had so great a bent
She bettered those of Ypres and even of Ghent.
In all the parish there was no goodwife
Should offering make before her, on my life;
And if one did, in the head, so wroth was she
It put her out of all her charity.
Her kerchiefs were of finest wave and ground;
I dare swear that they weighed a full ten pound
Which, of a Sunday, she wore on her head.
Her hose were of the choicest scarlet red,
Close gartered, and her shoes were soft and new.
Bold was her face, and fair, and red of hue.
She’d been respectable throughout her life,
With five churched husbands bringing joy and strife,
Not counting other company in youth;
But thereof there’s no need to speak, in truth.
Three times she’d journeyed to Jerusalem;
And many a foreign stream she’d had to stem;
At Rome she’d been, and she’d been in Boulogne,
In Spain at Santiago, and at Cologne.
She could tell much of wandering by the way:
Gap-toothed was she, it is no lie to say.
Upon an ambler easily she set,
Well wimpled, aye, and overall a hat
As broad as is a buckler or a targe;
A rug was tucked around her buttocks large,
And on her feet a pair of sharpened spurs.
In company well could she laugh her slurs.
The remedies of love she knew, perchance,
For of that art she’d learned the old, old dance.
Traduzione in italiano (The Wife of Bath):
C’era una massaia, venuta da Bath, o da quelle parti,
che – triste a dirsi – era sorda in entrambe le orecchie.
Nel fare le stoffe aveva un talento così grande
che andava oltre a quelli di Ypres e perfino di Ghent.
In tutta la parrocchia non c’era una buona moglie che
facesse offerte prima di lei, (potrei giurare) sulla mia vita;
e se una la faceva, dopotutto, lei sarebbe stata così stizzita,
che l’avrebbe fatta uscire da ogni carità.
I suoi fazzoletti erano della miglior tessitura e trama;
oserei giurare che pesavano addirittura dieci libbre
quelli che, alla domenica, indossava sulla testa.
Le sue calze erano del più ricercato rosso scarlatto,
Giarrettiera stretta, e le sue scarpe erano morbide e nuove.
Il suo volto era audace, biondo, rosato.
Era stata rispettabile per tutta la vita,
con cinque mariti sposati in chiesa che avevano portato gioie e conflitti,
senza contare le altre compagnie di gioventù;
ma di questo possiamo non parlare, in verità.
Aveva viaggiato tre volte sino a Gerusalemme;
ed aveva dovuto attraversare molti fiumi stranieri;
era stata a Roma, ed a Bologna,
in Spagna a Santiago, ed a Colonia.
Poteva parlare a lungo di viaggi quindi:
aveva gli spazi fra i denti, e non mento nel dirlo.
Montava facilmente a cavallo,
ben avvolta da un velo, e da un cappello, in alto,
largo quanto uno scudo o una targhetta da pugno;
un mantello stava nascosto fra le sue natiche grandi,
ed ai suoi piedi un paio di speroni affilati.
In compagnia, sapeva ridere quando presa in giro.
Senza dubbio conosceva i rimedi dell’amore, dato che
di quell’arte aveva imparato l’antica, antica danza.
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