Titolo della poesia:
Temporale in un giorno di sole
Alle calende di marzo
Già il piè di zefiro s’appressa
al suo vantaggio .
Or qui or li di rose purpuree
Di Gigli di Amarillidi
Cespugli e filari di soffioni.
Il ciel si placa dai venti
Dal turbinio di grandine ,
Da giorni spenti.
Un acre odor di polline
Il continuo ronzio
Laceran le ore nell’orto
ove il ghiaccio ne fece fosso.
Non è forse ivi il dolce riposar?
Ma il ciel di nuova veste,
Pur dal gelo memore
sì gonfia, si fa cupo
dell’ontoso urlo dell’inverno.
Lente, ma decise le goccioline
falciano l’aere di aprile,
quando il seme tra zolle e spine
sperava di diventar gambo, fior
onde fanciulla ornare il petto
fanciulli intrecciarli, per gioco
nel giorno di festa del borgo.
Zeus aquila d’oro sorveglia
le infinite distese
per capriccio o voler che lo
allena, la mano già arma alla saetta
aduna le nubi dai confini
le gonfia, le allatta
alla novella tempesta.
E quelle al par dei militi
che lo stratega tempra,
son pronte a ghermir
la primavera.
Fruste di fuoco
a gran lena s’abbattono
sulla valle che s ‘era fatta bella
venti minacciosi piegano le fiere
chiome, un Rondinello
fiaccato dal viaggio
non più temeva la procella
e pigolando nel nido rientra.
Al bel tempo volea Cantar
l’usignolo,
ma chi l’udrà,
se Apollo non invita il suo cocchio?
Corre veloce artemide di valli
in balzi quivi regna,
la natura serba
ma di lungi il brontolio
impone lesta fuga
teme ogni creatura
la veniente furia
belle Napee ove
siete? Voltate
la schiena?
Piange il salice
sperava di far brillar
la chioma!
Sale, sale la nebbia
agli alti monti
la brina
soffoca i getti
che attendevano
il novo sol
per esser al ciel protesi!
Ove sei vento leggero
di aromi nuovo?
Tace così la primavera?
L’autunno ha rinverdito
le sue rime?
No, Terra di maggio
non soffrire oltre
la piova sarà breve!
Di già scende
l’aere lieve
un frizzante ritorno
a placar il capriccioso libeccio.
- Autore della poesia: Corrado cioci