Niccolò di Bernardo dei Machiavelli fu uno storico, politico, drammaturgo, scrittore e filosofo italiano nato a Firenze il 3 maggio 1469 e morto in questa stessa città il 21 giugno 1527, solitamente considerato come fondatore della scienza politica moderna.

L’opera principale di Machiavelli è “Il Principe”, un saggio critico scritto nel 1532, dove è spiegato l’insieme del suo pensiero politico di base, la “ragion di stato” e la concezione machiavelliana della storia.

Niccolò Machiavelli era il terzo genito di una famiglia Fiorentina originaria della Val di Pesa ma residenti sin dal XII secolo presso la città di Firenze; il padre di Machiavelli, “Bernardo”, era dottore in legge.

Machiavelli iniziò a studiare latino probabilmente già all’età di 7 anni, proseguendo poi con lo studio della matematica e dei principali autori latini; si ritene che pur non conoscendo il greco, ebbe comunque modo di leggere alcune traduzioni in latino delle opere di alcuni dei più importanti storici greci antichi, fra cui Tucidide, Plutarco e Polibio.


Nel giugno del 1498 ottenne la segreteria della seconda cancelleria del comune e un mese dopo divenne segretario di un’altra magistratura chiamata i “Dieci di libertà e pace”.

Con questi incarichi Machiavelli compì diverse missioni diplomatiche, tra cui quella in Francia nel 1500, sotto il regno di Luigi XII, e due anni dopo presso Cesare Borgia. Quasi un decennio più tardi si recò anche in Svizzera e in Germania, assieme all’amico Francesco Vettori, e compose il “Ritratto delle cose della Magna” (con “Magna” si intende la Germania).

Dopo due anni seguì l’opera “Ritratto delle cose della Francia“. Attorno al 1512, a causa della guerra fra la Lega Santa e la Francia (alla quale Firenze era alleata), Machiavelli venne licenziato da tutti i suoi incarichi. Nel periodo dell’esclusione politica scrisse il “Principe“(1513), i “Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio” e anche una commedia, la “Mandragola“(1518).

La speranza di un rientro in politica aumentò quando il cardinale Giulio de’ Medici, favorevole a Machiavelli, assunse il governo della città e gli affidò l’incarico di stendere una storia di Firenze. Nel 1521 vennero stampati i dialoghi dell’ “Arte della guerra” e in quell’anno, inviato a Carpì, conobbe Francesco Guicciardini. Appena il cardinale divenne papa, Machiavelli gli offrì le “Istorie fiorentine“, ancora manoscritte.

Nel 1527 i Medici vennero scacciati a causa dell’avvento della Repubblica e per Niccolò fu una grande delusione non riottenere l’antica segreteria. Ammalatosi improvvisamente morì il 21 giugno del 1527.