«Canto undecimo, nel quale tratta de’ tre cerchi disotto d’inferno, e distingue de le genti che dentro vi sono punite, e che quivi più che altrove; e solve una questione.» |
(Anonimo commentatore dantesco del XIV secolo) |
Nel canto undicesimo dell’inferno viene trattata da Dante la malizia; la malizia è uno dei peccati più gravi per Dante: inganno nei confronti degli altri, analizzato in vari modi è la rappresentazione globale del fenomeno del male (fenomenologia del male)e più si scende nell’Inferno, più il male diventa forte e inevitabile, una lotta perenne dell’uomo con il male; quando nel Purgatorio viene recitato il padre nostro, Dante salta una strofa non indurci in tentazione è superfluo, perché hanno già espiato, mentre i “viventes” hanno il problema della tentazione: è la preghiera principale (insegnata da Cristo nel Vangelo) ed è la prima preghiera citata nella Commedia.
E’ difficile resistere alla tentazione (scena di Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre): il male è difficile da combattere e Dante cerca di mostrare i diversi modi in cui il male si insinua nell’uomo: peccati e come questi posso presentarsi, e come posso cogliere di sorpresa, in modo subdolo, che attacca subito o aggira e ottiene ciò che vuole con scaltrezza.
Il peccatore quasi non si rende conto ed entra a far parte di un meccanismo inconsapevolmente.
Esempio: Francesca nel 5 canto, colta dall’amore con i canoni dell’amore cortese; Dante ci racconta qualcosa che non fa parte della nostra esperienza comune, ed introduce un modo di parlare e di dettagli di tipo realistico (belle parole di Francesca, ma anche rapporto vero e proprio tra i due amanti).
Come si è giunti dalla pratica alla teoria dalle parole ai fatti? I due leggevano per diletto (errore per Dante, perché non bisognerebbe mai leggere per divertimento); galeotto fu il libro: si usa la letteratura come un alibi per ciò che è successo.