Testo latino del carme 28 di Catullo
Pisonis comites, cohors inanis
Aptis sarcinulis et expeditis,
Verani optime tuque mi Fabulle,
Quid rerum geritis? Satisne cum isto
Vappa frigoraque et famem tulistis?
Ecquidnam in tabulis patet lucelli
Expensum, ut mihi, qui meum secutus
Praetorem refero datum lucello,
“O Memmi, bene me ac diu supinum
Tota ista trabe lentus irrumasti.”
Sed, quantum uideo, pari fuistis
Casu: nam nihilo minore uerpa
Farti estis. Pete nobiles amicos.
At uobis mala multa di deaeque
Dent, opprobria Romuli Remique.
Traduzione in italiano del carme 28 di Catullo
Compagni di Pisone, squadrone povero,
con bagagli conformi e vuoti,
Veranio il magnifico e tu, Fabullo mio,
come va? Avete sopportato abbastanza,
assieme a quel mascalzone, il freddo e la fame?
E nei conti cosa mai avete segnato in attivo,
come me, che ho seguito il mio pretore,
e registro il denaro speso come un guadagno?
“Oh Memmio, per bene, disteso,
con calma, mi hai irrumato con tutta la tua trave.”
Ma, a quanto sembra, il vostro caso è uguale:
siete stati presi da trave certo non più piccola.
Cercali, gli amici nobili!
E che siano tanti per voi gli sfavori degli dei
e delle dee, disonori di Romolo e Remo.
Commento al carme 28
Catullo ritorna dal viaggio in Bitinia, dove si era recato arruolandosi in appoggio al propretore Memmio, speranzoso di tornare dalla spedizione militare ricco di tesori. In realtà il destino non ha riservato niente per lui, che torna a mani vuote, proprio come era successo ai suoi grandi amici Veranio e Fabullo, che invece erano stati probabilmente in Spagna, al seguito di una spedizione militare condotta da Pisone. Infine, scherzosamente, alla fine del carme si burla dei nobili, che si rivelano spesso dei taccagni anche con il loro seguito.