Catullo carmi 2

Introduzione

Il carme 5 di Catullo, intitolato “Vivamus mea lesbia” è uno dei carme più celebrati dell’intera letteratura latina, inneggia a un amore passionale e noncurante dei giudizi degli altri, lasciando un messaggio paragonabile al lasciarsi andare verso l’amore, senza curarsi del giudizo altrui.

Testo in latino del carme 5 di Catullo

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis.
Soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum,
Dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.

Traduzione in italiano del carme

Viviamo, mia Lesbia, e amiamo,
e i rimproveri dei vecchi severi
stimiamoli tutti un soldo.
Il sole può comparire e scomparire:
noi, una volta che la luce breve si abbassa,
dobbiamo dormire un’unica interminabile notte.
Dammi mille baci, poi altri cento,
poi altri mille, poi ancora cento,
poi senza fermarti altri mille, poi cento.
Infine, quando ne avremo dato a migliaia,
mescoleremo il conto, per non sapere,
o perché nessun malvagio possa invidiarci,
scoprendo l’esistenza di così tanti baci.

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Analisi del carme 5 di Catullo

Il carme 5 di Catullo è una delle poesie più famose e recitate del poeta veronese; i temi dominanti all’interno del carme sono quello passionale, presente già dal primo verso (“Vivamus, mea Lesbia, atque amemus”), a cui si aggiunge uno spassionato appello all’incuranza delle critiche e dei rimproveri fatti da “vecchi severi”.

Un altro tema che appare quasi immediato, successivo a quello passionale, è il tema della brevità della vita: quando la breve luce calerà e il sole non sorgerà più i due amanti dovranno dormire “una notte infinita”, ovvero la morte, un tempo infinito, che viene posto in perfetta contrapposizione alla brevità della vita.

A questo punto ritorna la ripetizione iperbolica nel carme dei baci da dare, e segue l’invito a nascondere il numero elevatissimo di baci scambiato fra i due amanti, mescolandone il conto, per evitare le gelosie “dei malvagi”.

Metrica: endecasillabi faleci.

In quali altri carmi di Catullo appare la figura dei baci?

Possiamo trovare analogie in questo senso con il carme 7 di Catullo e con il carme 48. Nel primo Catullo riprende il tema con Lesbia, nel secondo con Giovenzio.


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