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Sotto la croce
Sotto la croce lugenti, le donne si battevano
il petto gli occhi pietosi rivolti al capo reale.
Nel santo nome di quello, figlio redentore,
Maria ambo le mani a terra sparte,
come se volesse riaver la carne che ebbe in grembo.
Ma d’ella sangue s’è fatto che riga il legno imbeve, il terreno.
Al santo lume spirano i pensieri
e nel funesto giorno s’assidono come neri corvi sugli alberi.
Piange l’apostolo eletto,
la peccatrice che della pietra
già sentiva il petto lacero.
Deserto dell’anima che non trova quiete,
vita più non risorge.
Ed è brulla, spenta come il dorso
del Vesuvio che non si copre di primule in primavera.
Pietose lacrime di madre
amaro vino dal sapor di morte.
Stanno i militi muti all’orrendo fatto
ancor il vigor dell’uomo hanno nel palmo.
Pioggia violenta cade sulle teste matte,
sull’orgoglio dell uomo, sul destino
che ha avuto il suo andare.
Piove e par che il ciel si gonfi e rugge
Come furiose canne di leone.
Brontola e si accapriccia l’universo!
La natura s’appaura, ognun in sé stesso
si rifugia del perverso che il corpo ha offeso.
Tace, tutta trema la terra al sonio
del giudizio eterno.
Or rendete il messaggero,
lo spirito di corpo vestito
il capretto ubbidiente al suo coltello.
Maria ecco il figlio con le braccia pietose
lo colse si tinge il manto del suo umore
per sempre la colpa è resa il pacificatore
s’è fatto carco di tanto dolore.
Il volto contrito che ogni madre
non vuole, nel pietoso viso diventa amore!
Amor si leva e vince, che sotto la croce
la morte il suo piè non smuove.
Autore: Corrado Cioci