Sangue di donna
Grida, grida la donna il suo doloral suolo alle origini dell uomopiange e si raccapriccia, della fatal feritail sangue copre e muto resta,mentre la vita lesta il corpo lasciacagione della carne che l’umor stilla.Le chiome sconce, il bel visin freddomai più la gelida mano sfiorera il petto.Da lontano il tempo unisce il terribilscanno, che delle fanciullette fa pasto.Di odio s’erge la mano, pria quellaaveva dato fedele abbraccio.Perché dalla Roma che troneggiai popoli avea posto a suo Corteggio,il latin loquere a sostegno del mondoVallo e RegioLucrezia per non esser umile e viziosaper il cor di Collatino,quando sestio Tarquinio fece affrontocon morte, rese onor al bel marito.Govinezza che splendi or e dall’infinitoquando l’uom divenne retto, non chinosempre le labra, gli occhi dai dolce respiro.Ah Virginia, quanta è amara la vitapuote esser tanto aspra quanto il velendelle serpe che inganna.Appio ti fu dolce il deriderela puella?Tirarla nel fango nella miseria?Quale libertà per te?Solo la lama del padre ti rese libera!Si strazian le donne d’ogni tempod’ogni stampo per Amornegato o imposto,nel fosso, nel fuocol’ingiusto riposo.Alla folle mente di neroche Roma diede il tronoper esser cenereal vento persadue volte si macchiòdell’indicibile impresauna alla poppa lo tennel’altra al ventre ricevetteil pie’,madre, perita,mai vide il volto del suo seno.Narra il padre inglesesotto Elisabetta il suotrionfo, come Otelloper ira a Desdemonatolse il fiato.Nel canto del fiorentinosaggio dei tre regnipellegrino,nell’infero passaggiogeme la sua colpala cognata per l’ingiustolegaccio.Madri, donne sorellespose, non siate mai piùcapretto al macello!Non tenete questo dolorche entro vi squassaCupido, qual freccia scagli?Come può esser vera passionese poi per ignoti sentieri vi reca?Può quella devozione esser scintilladi tanta rabbia?ove sono i sognile promesse di vecchiaiasotto un tetto,un unico letto finché l’Aria spira?Fuggite non più date pegnoil patto di anime è sacronon si frangecome cristallo al primo tocco.Amor oh vero amor libero,gaio sia chi alla tua mensa banchetta!Si beva nei lieti calici.oh Apate torna nel tuo vaso,Pandora già ti diede troppo guinzaglio!Vengan le verginette tra fiorie allori a sognar il giusto sposo!Si levi un canto di giubilola vostra carne sarà intattanon sporca per l’altrui disioma renderete le vestisol quando per ragion deltempo, tutto tace, al suo silenzio.
Autore della poesia: Corrado Cioci