Titolo del libro: Omogenitorialità – Famiglie con genitori gay e lesbiche: studi e ricerche

Autori del libro: Abbie E. Goldberg, Erickson

Data uscita: 2015

Pagine: 262

Lentamente, la società italiana comincia a parlare delle cosiddette famiglie arcobaleno. Persino la Rai ha inserito persone gay, lesbiche e famiglie con due mamme negli sceneggiati, probabilmente, perché il pubblico cominci a considerarli fatti normali. Questo è un giusto modo di fare servizio pubblico. Ma, a giudicare dal tempo che è stato necessario per l’approvazione della legge 76/2016 sulle unioni civili, c’è ancora molto cammino da fare, sempre che un nuovo governo non ci riporti indietro con la macchina del tempo o, peggio, con triti pregiudizi paragonabili alla disgustosità del razzismo.

Il testo Omogenitorialità, evidentemente molto attuale in Italia, esamina le ricerche sulle coppie omosessuali, sia per quanto riguarda il microsistema (famiglia, scuola, lavoro), che il mesosistema (le organizzazioni sociali) e l’esosistema (il quartiere, i media, il governo). Le ricerche sono ancora parziali e complesse, per la relativa novità della situazione. Inoltre, c’è più materiale sulle coppie bianche di ceto medio che non sulle coppie di minoranze, come, ad esempio, persone meno colte, non benestanti, di etnie diverse, oppure che vivono in luoghi isolati o, più semplicemente, che non escono allo scoperto. Si può immaginare, infatti, la difficoltà di fare coming out per chi già fa parte di una minoranza etnica non bianca, non benestante, ed è già discriminato per il colore della pelle! Il saggio, dunque, prende in esame le questioni che riguardano tutte le famiglie, come la ripartizione del lavoro sia esterno che domestico tra i genitori, gli eventuali aiuti da parte delle famiglie di provenienza, oltre alle relazioni con la comunità in cui vivono. Negli ultimi anni, le coppie omosessuali che hanno deciso di essere genitori sono aumentate.

Le paure riguardo ai bambini, però, sono ancora tante: in particolare, si temono le discriminazioni che questi bambini potrebbero incontrare nella società. Certamente, queste coppie hanno più difficoltà sociali, giuridiche, politiche, rispetto alle coppie eterosessuali. Nonostante le difficoltà, però, quando le coppie riescono a diventare genitori, infine, hanno molti punti in comune con qualsiasi altra coppia di genitori. Forse, ci si può chiedere chi darà il cognome al/alla bambino/a, oppure se ambedue saranno chiamate mamma o con il nome di battesimo… Le ricerche, come detto, non sono ancora molte, ma le convenzioni non sono poi così definitive. Tutto dipende da quanto queste coppie siano stigmatizzate ed emarginate nella loro società.

Alle volte, i genitori LGBT preferiscono nascondersi per evitare maltrattamenti o episodi di bullismo nei confronti dei figli. Allo stesso tempo, essi pensano, tuttavia, che essere cresciuti in una famiglia minoritaria possa aiutare i figli a diventare persone migliori per l’esperienza della discriminazione e più tolleranti e disponibili ad accogliere la pluralità. La nostra società si preoccupa, però, soprattutto, dei possibili effetti dell’orientamento sessuale dei genitori sui figli: l’assenza di una madre o di un padre, la discriminazione e, addirittura, la salute mentale delle persone non eterosessuali (è solo dal 1973 che l’american Psychiatric Association riconosce che l’omosessualità non è una malattia mentale). Eppure, i risultati degli studi indicano che l’omosessualità non influisce sulle capacità genitoriali, addirittura le madri lesbiche sembrano più orientate ai figli delle altre. I dati indicano, quindi, che non ci sia motivo per negare l’adozione, l’affidamento e la genitorialità in genere.

La ricerca afferma anche che i figli di genitori omosessuali non si identificano come persone non eterosessuali più dei figli di genitori eterosessuali, anche perché l’orientamento sessuale è la risultante di molte influenze, alcune delle quali cominciano ad agire già in periodo prenatale. Pure per quanto riguarda gli episodi di molestia subiti, non sono emerse differenze significative tra i vari tipi di famiglia ma gli adolescenti che riferivano di avere rapporti migliori con i coetanei, che avevano meno comportamenti delinquenziali o abuso di sostanze, erano quelli che avevano rapporti più stretti con i genitori. Le ricerche sono ancora insufficienti per numero e per varietà dei campioni.

Oggi, sembra che internet potrebbe risolvere questi problemi, potendo raggiungere con facilità persone che vivono in zone geografiche remote oppure emigrate, disabili o altro.

 

Autore: Renata Rusca Zargar