Catullo carmi

Titolo della poesia:

Proserpina e Cerere

Proserpina, Cerere una sola anima un sol pensiero vi tiene,
una si addolora quando la sua dolce metà nel fuoco si accalora.
Pietà di madre e tristo pianto veder la figlia accanto
al sovrano senza cuore, senza luce che dei morti
alla caligine li governa
Bella fanciulla di vita crescente, come le tue
sorelle alla stessa, età il viver e gaio.
Lungo il fiume il suo bel viso rivolto a terra
a mirar i fiori onde soleva adornar
la chioma odorosa.
Pluton infingardo ratto s’appresa
alla sposa agognata, mentre nel petto
aveva altra speranza.
Nella nera spelonca la porta, la pressa
come leon che la sua preda addenta.
Al sommo Dio la madre lamenta
che la sua carne l’infero rasenta.
Ah natura umile e triste
sei lo specchio della genitrice.
Vento falca vallata e selva
gli alberi si spogliano della bella chioma
l’acqua raggela nella sua pozza.
Lo stormir degli uccellin si quieta.
Udite? Come ulala tra i rami secchi
questa tormenta che fa tremar chi si sofferma?
Un turbine che l’animo prende nel suo profondo
nel suo sentire!
È il dolor d’una madre che il giorno non più gioisce
Il suon della sua voce è crudo è amaro che a rammentar il singulto rinnova.
Giunge l ‘inverno. freddo gelido che tutto ammuta
alla natura il suo bel volto trasfigura.
Ma come la notte insegue il giorno, quello si rivolta
chiama di poi le tenebre,
tutto torna alla ruota.
Maggio riscalda l’aere giocosa di api, miele
petali.
Torna la bella pulzella tra sposa e figlia
al bacio di Cerere Gioconda.
È primavera di luce di suoni di passioni
dal soave aroma degli albeti in fiore.
Quel che è perso e’reso oh ancella del fumoso regno!
Gli occhi suoi splendenti or rivedi
calma il tuo cordoglio,
risorgi a veder il ciel,
la primavera è il suo canto d’amore.