copertina della poesia sulle campane

Campane

Di morte o di vita
in guerra e per gloria,
in ogni sono sonate,
per ogni favella, favellate.
Quinci più e grosso il tintinnio
di campane quand’è che giubilar
ci face ,a pasqua, al cristo
la salita al ciel rammentate.
Ai sovrani devote,
In nuova legge, coro al banditore.
come un frullo d’ali leggere,
vanno le note talora stonate
nell ‘aere libere e lontane.
L’ora del vespro v’intonatate
come un canto soave,
che rallegra la sera.
Di lungi tra le foschie del crepuscolo,
svetta il campanile qual torre
ferma al vento non cade.
Par che s’introna tra colli, monti,
tra prati giallo di grano,
balzi rocciosi ed aspri.
La domenica lo stuolo di fedeli,
ricorda il Signore.
Sì rincorrono lodi d’amore,
scandito dal rintocco di campane.
È la fede che urla, grida alle porte del cuore.
Io mi ricordo le giornate lontane,
del bel campanil nascosto
dalla siepe lontana.
Ei di in ora in ora segnava la giornata.
Per chi suona, la nota
di campana triste e lenta?
Era per te padre, nel far di settembre,
ma ben avrei amato un grillo
fra erba al sol di fine estate.
Di Francia o d’Anglia,
di Germania, d’Italia ovunque
il loro ritoccare,
ti rende cittadino d’ogni patria.
Per la patria avete lottato
al fil di baionette e cannoni
sangue, dolore.
Militi sconvolti
ma nel petto il disio
di libertà.
Dolce e morir per il suolo natale,
ma piu dolce s’accompagna
il vostro melodico lamento.


Autore: Corrado Cioci