“Poesia su un cimitero campestre al chiaro di luna”
Al riparo dei sempreverdi, sotto un pianto di ricordi, sta il cimitero, al passo nel suo sentiero si volgono gli assorti.
Ovunque posi lo sguardo, solo tombe, tombe mangiate dal tempo, ma pur triste avello.
Un, infinita schiera di nomi, storie,
che son vive, finché si canta di stirpe, in stirpe.
Li le ossa stanno mute, che sia santo
oppur omo improbo, la morte tace
il suo ricordo.
La pallida luna cantava nel coro notturno.
Con le stelle sorelle, rischiarando tra le fronde dei cipressi le lapidi scure.
Ecco venir la bionda luce a lambir una falce di sepolcro, come un mar cerca la sua piaggia, con onda dopo onda la brama, la cerca così quel raggio di luna
faceva pelago tra marmo e cielo.
Ah qual silenzio in questo campestre
asilo ,culla di vita vissuta,
al sogno di speranze infrante.
Foste uomini solcaste la terra or
qui vi pone il confin l’eterna frontiera.
Ah dolce viso d’Ecate come guardi pietosa quel che di noi resta.
Odi? Un lento fruscio tra le foglie
distoglie il pensiero di questo impegno .
Limpida luce ,che della notte sei
un guizzo in questo campestre regno,
cor infranti di vetro in ferro.
Un lieve brusio rompe il silenzio
e’la voce di voi che soffia nel vento
un canto flebile eppur concento.
Quinci il petto trema al fatale momento
voi passaste il fiume tra questo è l’incerto.
A te mi volgo lume notturno
che la luminosità dipana il velo oscuro
Pozze di luce nascano ovunque
rivesta di amor il loco truce.
Rinscan le rose sulle pietose lapidi
I nomi risuonano di vivido calor.
La morta spe’ risurga sia meno amaro
Il gelo della fossa!
La bruma della sera rischiara d’intorno diventa men umida l’aere bieca.
Luna ,dolce pallida vampa,
unico appiglio il tuo luminar
Oh foco stellare!
Sovvien il ricordo a voi antichi amici
madri, sorelle quando le ossute mani
un dì morbida carne, intrecciavano corolle nei campi in fior al bacio
d’aprile dal timido sospirar.
Autore: Corrado Cioci