Il vecchio porto
M’innamora questo lento frangersi
delle onde sulle rocce rose, silenti, stanche.
Ricadono le adamantine gocce nel ventre del mar.
Quivi si perde il pensier mio tra questo mormorio.
Se ben ascolto, odo la voce dell”infinito.
si perde ogni fardello ogni cruccio,
perché ben mi nascondo in voi vivide acque di perduti giorni.
Il vento fa garrir le bandiere dei navigli,
che due braccia di roccia difendon,
dall’aperto subisso.
Rilucenti raggi riscaldan l’aere di gennaio,
ed un brillamento mi desta, m’avvolge,
tra spruzzi, sentimento.
Biondo gatto s’asside a rimirar questo canto mai saprò cosa batteva in petto!
Per mano due vecchiarelli guardano di lungi ove il mar incontra il cielo.
Voi che percorreste la medesima via
rimembrate la dolce vita,
d’amor ed intento.
Ah che pace qual piacer,
mi dava quella visione,
che mai avrei voluto un tramonto!
Falcia in due il pelago come un aratro,
l’eterno monte che vigile sta ad ogni mutamento.
Dal porto un odor misto a sale,
e reti vetuste, marcite al sole.
Mi solletica le narici, fiere compagne delle lampare,
pregne di dolore quand’è che da correnti avverse eran divelte dalla riviera.
Una dolce brezza mattutina che ricoglie ogni
sospiro mi rallegra mi sento anch’io leggero
in questa immensità della marina.
Autore della poesia: Corrado Cioci
Luogo di riferimento della poesia: porto di san felice Circeo.