Tramonto in lontananza
La fine di un tramonto a Bologna, una delle città italiane dove Mozart studiò e passò buona parte del suo tempo nel corso dei suoi viaggi in Italia.

 




 

Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 27 gennaio 1756 – Vienna, 5 dicembre 1791), è senza dubbio uno dei maggiori rappresentanti della musica austriaca (se non addirittura mondiale) del 1700, definito universalmente come un autentico genio della musica classica.

Eppure che Wolfgang fosse un genio della musica si era già capito al suo tempo, sin dall’infanzia, quando lo straordinario talento di Mozart venne fuori precocemente all’età di 5 anni, quando iniziò già a comporre, o quando nel 1770, a circa 14 anni, ascoltò nella Cappella Sistina il Miserere di Gregorio Allegri, una composizione musicale di grandissima complessità, solamente due volte, che però bastarono a permettergli di riscrivere la composizione in una copia, totalmente identica all’originale, impresa mai fatta prima di allora.

Il miserere era una composizione segreta eseguita solamente nella cappella pontificia: fino ad allora, chi ne avesse preso possesso al di fuori delle mura vaticane sarebbe stato, almeno in teoria, scomunicato.

Lo stesso papa Clemente XIV rimase sbalordito dal fatto. Mozart fece 3 viaggi in Italia (fra il 1769-1773), passando nei suoi viaggi da molte città italiane, fra cui Rovereto, Verona, Mantova, Cremona, Milano, e poi ancora Lodi, Parma, Bologna (dove rimase, a più riprese, dal marzo all’ottobre del 1770.

Durante il suo primo viaggio fu ospite del conte Gian Luca Pallavicini, e dove poi in seguito studiò musica per un certo periodo per entrare nell’Accademia Filarmonica di Bologna e dove compose varie opere), poi Firenze, Roma, Napoli e alcune località vicine alla città, poi di nuovo Roma, Spoleto, Ancona, Pesaro, Rimini, Bologna, Milano, Torino, Verona nuovamente, Vicenza, Padova, Venezia… e altri luoghi dove, insomma, ebbe modo di conoscere meglio la penisola e i suoi abitanti.

Come il padre, Wolfgang sarà musicista alla corte di Salisburgo, per l’arcivescovo Colloredo, il quale tuttavia gli pagava uno stipendio piuttosto basso (150 fiorini all’anno), e lo stesso Mozart cercò di ottenere posizioni differenti più fruttifere, senza successo.

Durante un viaggio a Parigi, il padre di Mozart, Leopold, rinegoziò la posizione del figlio presso la corte del vescovo, arrivando a strappare, per lui, la carica di “konzertmeister” (cioé “primo violino”) e organista di corte per uno stipendio di 450 fiorini annui.

Sarà sempre Parigi anche la città dove Wolfgang perderà la madre, ammalata, chiamata Anna Maria Pertl, il 3 luglio 1778, che verrà sepolta al cimitero di Saint Eustache. Tristemente, solamente il figlio e l’amico Heina andranno al suo funerale.

Chi era il padre di Mozart?

Il padre di Wolfgang Mozart, che si chiamava “Johann Georg Leopold Mozart”, e che era nato ad Augusta (città oggi tedesca, nella Baviera sud-occidentale) il 14 novembre 1719, e morto poi a Salisburgo il 28 maggio 1787, era anche lui un compositore nonché abile musicista, di lingua tedesca ovviamente, e in particolare violinista.

Johann Georg Leopold Mozart era, oltre che compositore e maestro d’orchestra, anche un insegnante di musica… come già detto era nato ad Augusta, figlio di un rilegatore di libri, chiamato “Johann Georg Mozart”, e della sua seconda moglie, “Anna Maria Sulzer”, pare che avesse iniziato ad avvicinarsi alla musica già precocemente quando, come chirichetto, cantava durante le celebrazioni religiose.

Leopold, indirizzato probabilmente dai parenti verso la carriera ecclesiastica, studierà filosofia e scienza presso la città di Salisburgo, capitale all’epoca del Principato arcivescovile di Salisburgo, ma la carriera accademica di Leopold si concluderà presto, a causa del suo scarso interesse: difatti era più interessato alla musica e alla composizione, e pare che durante i suoi anni universitari avesse già affinato in particolare le sue capacità notevoli come violinista, organista e cantante.

Nel 1740 Leopold diventa violinista, ma anche “valletto di camera” di un vescovo cattolico, il conte Johann Baptist von Thurn und Taxis (che poi divenne canonico di Salisburgo); sempre nel 1740 pubblica la sua prima composizione “Sonate sei da chiesa e da camera”.

Qualche anno più tardi, nel 1747, Leopold si sposerà con Anna Maria Pertl, la madre di Wolfgang, e dalla loro unione, a quanto pare felice, nacquero 7 figli. All’epoca, tuttavia, la mortalità infantile era piuttosto alta, e di questi 7 figli solamente 2 arrivarono a una certa età: la quartogenita Maria Anna Walburga Ignatia Mozart, e appunto Wolfgang, il quale era l’ultimogenito della famiglia.

Prima della nascita di Wolfgang e della sorella maggiore, Leopold continuerà a fare carriera, diventando prima, nel 1743, quarto violinista del conte Leopoldo Antonio Eleuterio Firmian, un altro arcivescovo cattolico austriaco, che cercò di ripristinare l’autorità della chiesa cattolica presso Salisburgo, in qualità di principe-arcivescovo, e che pare avesse imposto a migliaia di persone, probabilmente attorno alle ventimila, professanti la religione cristiana luterana, di abbandonare la città e trasferirsi altrove; la maggior parte di costoro si recherà presso la Prussia).

In qualità di quarto violinista Leopold si dedicherà all’insegnamento della musica per i componenti dei cori della cattedrale di Salisburgo, e in particolare si dedicherà anche all’insegnamento del violino e dell’organo.

Leopold si dedicherà all’insegnamento non solo per questioni lavorative legate al servizio presso il principe-arcivescovo, ma anche per una questione puramente economica: il suo stipendio non era fra i più alti e pertanto cercava, come possibile, di arrotondare qua e là impartendo lezioni private o appunto dedicandosi alla scrittura di manuali per aspiranti musicisti: per quanto riguarda il violino si rivelò un ottimo maestro, tanto che una sua opera, scritta più avanti, nel 1756, che in italiano si chiama “Metodo per un’approfondita scuola per violino”, ottenne un importante successo, arrivando a essere pubblicata in più lingue oltre al tedesco, come il francese e l’olandese.

Qualche anno dopo la pubblicazione del suo “Metodo per un’approfondita scuola per violino”, quindi nel 1758, Leopold sarà promosso secondo violinista e poi, più avanti, intorno all’anno 1763, diventerà anche vice “kapellmeister”, ovvero vice “Maestro di cappella”, una carica di cui rimase solo “vice” fino alla morte, in quanto non riuscì più a salire nella carriera, la cui professionalità prevedeva la responsabilità dell’intero complesso musicale della cappella.

Quando si accorse del talento dei suoi figli, specialmente di Wolfgang, Leopold iniziò a trascurare il lavoro, almeno pare, per sostenere la carriera dei figli, arrivando a entrare in maniera molto forte all’interno della loro sfera privata; si discute sul fatto che possa essere stato troppo autoritario con Wolfgang, privandolo di molte scelte, o sul fatto che in realtà fosse solo ragionevolmente preoccupato di trovare una strada solida e sicura per il figlio.

Chi era la madre di Mozart?

La madre di Mozart era “Anna Maria Walburga”, una donna considerata forse meno intellettuale e di salute più cagionevole, rispetto al padre di Mozart, Leopold, ma probabilmente più fantasiosa, umoristica e meno rigida rispetto al marito, tanto che anche lei, come Mozart, amava scherzare parecchio nelle lettere che scriveva, anche in maniera piuttosto originale.

Figlia di un prefetto talentuoso, laureato in giurisprudenza, e pare anche appassionato di musica, poi impoveritosi a causa dei propri problemi di salute e morto indebitato in povertà, Anna Maria non suonava, ma si recava spesso in varie corti europee assieme a Leopold, Mozart e sua sorella, per seguire le loro esibizioni, arrivando a conoscere numerosi regnanti dell’epoca; quando nel 1777 Wolfgang volle abbandonare Salisburgo fu lei ad accompagnarlo fuori dalla città, in quanto al padre, Leopold, l’arcivescovo Hieronymus von Colloredo non permise di accompagnare il ragazzo, che negli anni passati aveva visitato l’Italia assieme al padre.

Anna Maria Pertl quindi accompagnò Mozart prima a Monaco di Baviera, poi ad Augusta, Mannheim, e poi nella capitale francese, Parigi.

In quest’ultima città Anna Maria soffrì molto in quanto Wolfgang passava le giornate lontano da lei, cercando incarichi, mentre lei, che non conosceva il francese, rimaneva sempre da sola, nella fredda casa di Rue du Gros Chenet.

Con il passare del tempo, durante il soggiorno parigino, Anna Maria iniziò a stare male, e le sue condizioni di salute peggiorarono: si ammalò e ben presto, all’età di 57 anni, morirà il 3 luglio 1778.

Mozart commenterà l’accaduto all’interno di una lettera, spedita a un’amico: “Lei, si è spenta come una candela”; per Mozart fu un brutto colpo, così come per l’intera famiglia, in cui i rapporti fra i membri iniziarono a essere più freddi e distaccati.

Chi era il “padrone” di Mozart in quel periodo?

Mozart diventò quindi, nel gennaio del 1779, organista di corte presso Salisburgo e là compose numerose sinfonie; nonostante questo Wolfgang non era certamente soddisfatto, né tantomeno sereno nel suo lavoro.

Mozart lavorava per il principe-arcivescovo “Hieronymus Joseph Franz de Paula Colloredo von Wallsee und Mels“; quest’ultimo nasce a Brno nel 1732 e morirà a Vienna nel 1812. Nato da una famiglia di origini italiane, Hieronymus era figlio secondogenito di un conte e vice cancelliere dell’impero; fu nominato poco prima dei 30 anni principe vescovo di Gurk nel 1761 e dal 1772 sarà arcivescovo di Salisburgo.

Il suo carattere era piuttosto autoritario e non teso ad accettare compromessi rispetto ai suoi ordini e alle sue direttive; tuttavia, si trattava comunque di una figura che tendeva lievemente al riformismo, cercò infatti di elaborare un sistema fiscale paritario, cercando di seguire principi di equità.

Promosse le arti e diede sostegno al sistema sanitario della regione; parlava naturalmente tedesco, latino, francese e italiano (forse anche il ceco a quanto pare), e sapeva suonare il violino.

Sostenitore degli asburgo, Hieronymous cercò di promuovere il giuseppinismo (la politica ecclesiastica dell’imperatore Giuseppe II) e si iscrisse all’ordine degli illuminati; si dichiarò contrario alle rappresentazioni della passione di Cristo, definendole come inutile miscuglio di falsità, ridicolaggine e religione.

Hieronymus si troverà a dover abbandonare la città a causa dell’arrivo di Napoleone Bonaparte nel 1801, che occuperà la città doopo la battaglia di Hohenlinden, che per gli austriaci fu un vero disastro. Morirà a Vienna nel 1812, non più al governo dell’arcivescovato, ormai secolarizzato, e verrà sepolto nel duomo di Santo Stefano, sempre a Vienna.

Hieronymus von Colloredo e Wolfgang Amadeus Mozart si detestavano?

Hieronymus von Colloredo senza dubbio si accorse della genialità di Mozart sin dalla sua infanzia, tanto da aiutare il padre di Wolfgang concedendo lui la possibilità di accompagnare il figlio in numerosi viaggi per migliorare le sue capacità e creare una “fama” all’artista. Con i viaggio di Mozart, specialmente in Austria, Hieronymus guadagnava anch’egli fama e visibilità diplomatica.

Fra i due non scorreva comunque sia un rapporto troppo amichevole, infatti, anche se Mozart arrivò a dedicare un’opera a Hieronymus von Colleredo, è vero anche che nelle lettere al padre Mozart era solito chiamarlo col nom di “gran Mufti”, infastidito dal troppo autoritarismo del principe arcivescovo.

Da parte di quest’ultimo invece, nonostante il riconoscimento delle capacità del musicista, stava la grande irritazione per le sue mancanze e assenze al lavoro: Mozart infatti non prestava la massima attenzione agli incarichi lavorativi del principe arcivescovo, probabilmente non attratto né dalla paga né dalle maniere di Hieronymus.

Come venne licenziato Mozart?

Frase originale in tedesco: “Mag er geh’n, Ich brauch’ Ihn nicht!”

Traduzione in italiano: “Può andarsene, non ho bisogno di lui!”

-Il principe arcivescovo Hieronymus von Colloredo si esprime su Mozart

Mozart era sofferente anche per il fatto che il principe arcivescovo non si dedicasse davvero al patrocinio delle arti musicali, ma ne fosse anzi piuttosto disinteressato: si avviò infatti verso una riduzione delle spese riguardanti la musica a Salisburgo e decise anche di chiudere il teatro musicale.

Già stanco del fatto che a Salisburgo non fosse agevole la rappresentazione di opere liriche, Mozart iniziò a essere veramente stufo della situazione.

Nonostante tutto ottenne il permesso di comporre un’opera commissionatagli a Monaco, l’Idomeneo, dedicandosi a essa probabilmente dall’ottobre 1780, e il 5 novembre del 1780 prese la via per Monaco.

Sicuramente l’opera venne terminata prima del 29 gennaio 1781, quando finalmente andò in scena.

Purtroppo per Mozart però questo non bastò a garantirgli un impiego presso la corte di Monaco di Baviera, e dovette, dietro ordine diretto del principe arcivescovo, partire alla volta di Vienna il 12 Marzo.

Colloredo era a Vienna ormai da tempo e aveva deciso di farvi esibire i suoi musicisti, sicuro di alimentare la sua fama personale in questo modo.

Pertanto il 16 Marzo Mozart arrivò a Vienna, dove però, contrariamente a quanto magari si sarebbe aspettato il principe vescovo, cantò ai quattro venti l’avarizia e le maniere da despota del del principe-arcivescovo.

Mozart non poteva sopportare, fra le altre cose, l’essere considerato da Hieronymus nientemeno, almeno secondo Mozart stesso, che un suo sottoposto, doveroso di obbedienza. Certamente Mozart doveva sentire molto il peso della sua posizione da cortigiano, contrapposta al suo desiderio di libertà. Fu così che al maggio del 1781 il principe arcivescovo e Mozart litigarono pesantemente, tanto che Mozart andò su tutte le furie, presentando per iscritto le sue dimissioni.

Nonostante il rifiuto delle dimissioni, almeno iniziale, da parte di Hieronymus, fra i due continuava a scorrere l’incendio dell’ira. E qui arriviamo al punto “focale” della nostra storia.

Mozart buttato fuori a pedate dal camerlengo del principe-arcivescovo

Era l’inizio di maggio 1781, Wolfgang Amadeus Mozart aveva dato le dimissioni e il camerlengo del principe-arcivescovo (l’addetto alla camera del sovrano, il conte Karl Joseph Felix Arco), tentava in tutti i modi, spalleggiato dal padre di Wolfgang (Leopold Mozart), a respingerle.

Nonostante l’impegno di padre e camerlengo non si riusciva a trovare soluzione, o meglio non si trovava il modo di convincere Mozart a inviare “una supplica” per iscritto al principe-arcivescovo.

Dopo l’ennesimo litigio fra il conte Arco e il giovane Mozart, il conte si risolse insultando Wolfgang e buttandolo fuori dalla sede di colloquio con un calcio nel di dietro.

Inutile dire che Mozart era furioso, come anche testimoniato da una lettera, scritta il 9 giugno dello stesso anno.

Come si poteva dire che il conte Arco avesse tanto a cuore Wolfgang? Il giovane Mozart afferma di essere stato insultato, come si farebbe verso un ladro o un brigante analfabeta, nonché di essere stato brutalmente aggredito e sbattuto fuori a calci.

Niente più voleva avere a che fare Wolfgang con il conte Arco, e l’unica cosa a favore di quest’ultimo, era il sospetto che il camerlengo avesse agito in questo modo per ordine diretto dell’altezzoso principe vescovo.

Mozart compositore libero, musicista professionista freelance: ma quali furono le conseguenze?

Mozart non si distinse solo per svolta in ambito musicale, ma anche in ambito sociale: il compositore infatti fu il primo all’interno del panorama tedesco a staccarsi dal vincolo feudale ecclesiastico, o nobiliare che fosse, iniziando la propria carriera come musicista libero e indipendente, in maniera professionale.

Prima di Mozart i musicisti professionisti potevano ricevere, o almeno così erano soliti, stipendio, vitto e alloggio, solamente all’interno di corti aristocratiche, sottostanti alle direttive dei signori feudali o ecclesiastici (o come nel caso di Mozart, di tutti e due avendo dovuto serviere il principe-arcivescovo).

Il coraggio di Mozart, che lo vide andare contro persino al padre, non fu però premiato come forse avrebbe meritato: succube di un mercato musicale non ancora ben sviluppato e delle continue vicende economiche che all’interno dell’impero concedevano spazio alle sue commissioni o nei casi avversi limitavano le spese musicali per esigenze di risparmio dei più facoltosi, Mozart dovette subire la povertà.

Un brutto colpo fu anche il problema dei clienti di Mozart, perlopiù nobili o borghesi arricchiti all’inverosimile: quando Mozart pubblicò le Nozze di Figaro (di cui compose la musica, mentre il libretto fu opera di Lorenzo da Ponte e la fonte letteraria vera e propria era di Beaumarchais, un drammaturgo francese), ad esempio, condannando i vizi e i poteri degli aristocratici, divenne sospetto a buona parte di questi ultimi.

In realtà c’è anche da dire che Mozart aveva guadagnato nel corso della sua vita ottime cifre ma che il suo stile di vita nel periodo viennese, e in particolare, sembrerebbe, la sua presunta passione per il gioco d’azzardo, lo avessero spinto più facilmente verso una crisi delle sue finanze, specie quando i guadagni derivanti appunto dal periodo d’oro viennese iniziarono a diminuire.

Dopo un periodo di “crisi economica”, Mozart ricominciò a guadagnare bene nel 1791, anno dove però, anche se viene vociferato un suo possibile avvelenamento, venne più probabilmente colpito da una glomerulonefrite a eziologia streptococcica, una malattia infiammatoria che gli intaccò i reni, causandogli una nefrite acuta, che lo portò alla morte.

Fu così che uno dei geni musicali di tutti i tempi fu costretto, in un certo senso, a vivere in mezzo a crescenti difficoltà economiche, in parte anche dovute al suo sogno di libertà, per cui era diventato il precursore di un mercato musicale più moderno, che proprio dopo la sua morte inizierà a fiorire e lasciare spazio e indipendenza a nuovi musicisti.

Se non altro, Mozart, che si era unito alla massoneria e che si pensa credesse negli ideali di comune apertura mentale in ambito religioso, di lotta al crescente bellicismo in vigore in Europa, e supposto grande sostenitore del pacifismo, anche se per poco tempo (considerate che morì poco prima dello scoccare dei suoi 36 anni) e con varie difficoltà, poté godere della propria libertà e vivere senza i freni delle particolari pretese e capricci a cui erano sottoposti gran parte dei musicisti del tempo.


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