L’inganno della morte
Ah morte beffarda, cone ti nascondi per esser men nota a chi teme le amare mire.
Vigliacca, travestita, ti insinui nel giorno
nella luce bionda quando è più lontano il tuo pensiero.
Qual’ora veniamo al mondo col vagito e nolenti lei già punta il dito.
Nell’andar della vita come belva senza remora, nella foresta attende,
gli artigli liscia stronca chi non teme viso a viso.
Agosto robusto, giocondo trionfo d’estate
dal sapore di mare.
L’urbe viva, che s’affaccia sull’onde con baldanza,
vedea i figli migrar per sparu
to tempo finché settembre non galoppa,
reca secco il profumo d’autunno.
Allor foschi presagi s’adunavano sulla folla gaia!
Quella vena di terra che l’uom sospende per
sua maestranza si franse cadde al suolo
come tronco segato dal legnaiuolo.
Ah quale tristo pianto!
Tutta la patria si leva, un singulto sale
dal Monte bianco alle coste di capo Rosello
luce d’Agrigento.
Figli che non ebber spazio di baciar la madre,
marito che non die’ mano all’amata,
compagni che periron all’uninsono
per uguali danni.
Tutto finì nel duro fosso.
Sì spense ogni disio tra fumo e roccia.
Ah nera sorella che mai posi il tuo manto
era questo l’inganno che ordivi
Con silente passo?
Confuse son le foglie in inverno tra lampi e pioggia così tu mesci la spe con la tomba.
Pianto, pianto infinito pianto
per voi illusi d ‘esser felici!
Cosa dunque la felicità?
Soltanto un fruscio un battito di ali
uno spuzzo d’acqua in un oceano
di ignoto.
Autore: Corrado Cioci
Il tema della poesia è il crollo del ponte di Genova 14 agosto 2018
Commento dell’autore: triste destino e incerta sorte tocca agli umani.