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Titolo della poesia:
L’arcobaleno dopo il fortunale
Di gia e’ finita la furia della pioggia d’autunno con il suo violento cader dal cielo senza posa.
Allor ognun ritorna al suo officio
a quel che era intento.
Ma, tra la nebbia e l’ultima brina
del temporale si insinua la prima falce
d’arcobaleno che fende le nuvole e il
grigiore.
Risplende la sua luce che si offusca
tra le goccioline dispettose.
Supera valli, monti poggi, declivi.
S’unisce al secondo braccio di colore
che già lo attende in cielo.
L’arco attraversa tutto l’orizzonte
sotto lui ancor un lento dormire
ed il sentor di quella terra bagnata
odorosa di foglie morte.
Allor i bimbi incuriositi
guardano oltre le finestre ancor
grondanti della piovana
Stupor prende i giovani cuori!
Quanti sogni nascondi
che a sognar ci porti ancor a fanciullina
memoria
Regno di folletti da pentole d’oro
strada tra terra e olimpo che iris crea,
spaccatura del ciel per il sentir del Catai!
Vai sognatore tra i due mondi
oltre la conoscenza, ove ti porta lo spirto
vagabondo!
Ai sogni non si chiude meta e sono liberi come farfalle in maggio.
Quando ero in dolce età ancor acerbo
vedevo incantato il miracolo dopo
cotanta bufera.
Mi perdevo tra quei colori a ritrovar
la stella.
E pur ora che gli anni hanno inseguito
l’un con l’altro tutti i miei giorni
miro e sospiro
al cessar del tuono, la volta che si rasserena
Con la soffusa luce che riavvolge
La natura d’amor che la piova spense.
Autore: Corrado Cioci