la sacra notte poesia

La sacra notte

Il fatal fanciullo,
scende dalle stelle
nella notte silente,
già da re ha cinto le tempie.
Per voler del padre celeste
or respira, ha sangue e vene,
lui, che della carne si veste.
Pietoso  viso della inviolata
madre, in cor sa e teme quel
che l’aspetta.
Di lungi la cometa guida
e annunzia al mondo la gaia
novella.
Venite pastori, lasciate gli
armenti,
adorate il figlio del tempo
dono di chi d’amor pieno
il suo pensier ha fatto terreno.
Sta il pargol tra schiere
d’angel attento,
attende il segno del suo vestimento.
Si piegan i magi tra fieno
e vento, ai tuoi pie’
capo nudo,
ma in sé lo scettro
del celeste regno.
Fan i fanciulli nel mio tempo
gioco e scherzo
s’aunano in folle
per viuzze a schiamazzar
con la virtù della spensieratezza.
Arde il camino intenso in ogni
casa, visi felici
per l’infinito evento.
Silenzio! Ascoltate
i cori a gran fiato
il lento cader di qualche fiocco
il  tintinnio di campanelli in festa
adorna la massaia la tavola
bella con coccarde.
Tira fuori dalla panca
la stoffa più ricca.
Natal che le famiglie scaldi
i pensieri calmi
il pianto asciughi
le armi ammuti
dolce notte, che di lontano
porti il ricordo del vero
della spe’ e virtù che ognun
cerca.
Ricordo da  bimbo il mio
esser vispo sotto il grande
albero
allo sguardo di te padre
che di me sapevi ogni respiro
or di nuovo vivo il festoso dì
risento i profumi, gli  odori
i sorrisi.
Ma tanto il mio di Disio sarebbe
di tornar al mio spensierato Natale, ancor.



Autore della poesia: Corrado Cioci