Breve analisi di Lo Cunto de li Cunti

Giambattista Basile: il letterato dimenticato

Giambattista Basile nasce a Giugliano (Campania) nel 1566 e vi ritorna da morto nel 1632. In questo spazio temporale fu soldato di ventura, governatore, amministratore di province e città per conto del regno di Napoli e dei Vicerè spagnoli. Fu anche e soprattutto poeta e letterato.

Si è parlato ultimamente di Basile dopo l’uscita del film di Garrone “Il racconto dei racconti”, liberamente tratto dall’opera forse più famosa e certamente più riuscita di Basile: Lo Cunto de li Cunti overo Lo trattenemiento de’peccerille.

Breve analisi di “Lo Cunto de li Cunti”:

Un’opera questa, che anticipa di molto le varie favole di Perrault  ed è scritta in stile Boccaccesco (Decamerone): Intorno a Taddeo, principe di Camporotondo, ad una schiava moresca divenuta con l’inganno sua sposa e ad una fanciulla, Zoza, innamorata di lui, si assiepino 10 popolane a raccontare favole, per 5 giorni e con il ritmo di 10 favole al giorno. Alla Fine della quinta giornata, gli inganni della schiava moresca vengono smascherati e Zoza può coronare il suo sogno d’amore.

Il Pentamerone, titolo originario dell’opera, è sì un insieme di favole popolari, ma è anche una grande produzione letteraria, dove tradizione popolare e metafore si amalgamano alla perfezione.

«L’Italia possiede nel Cunto de li Cunti del Basile, il più antico, il più ricco e il più artistico fra tutti i libri di fiabe popolari.» E’ questa la definizione che ne dà Benedetto Croce, il quale ha tradotto l’opera rendendola leggibile a tutti e facendola assurgere, finalmente, al rango di opera letteraria, con le sue annotazioni.

L’opera di Basile, contiene al suo interno, la grande tradizione popolare campana, ma non è certo una raccolta di favole per bambini: il linguaggio a volte sboccato, la satira sulla situazione sociale dell’epoca, la messa in ridicolo delle corti e dei suoi rappresentanti, ne fanno una fine rappresentazione satirica e non un libro per bambini.

La pulce, dell’omonima favola, che cresce con il sangue del re, è un chiaro riferimento ai parassiti che vivevano con il sangue della gente; la smodatezza e l’improbabile comportamento di donne e uomini di rango che mettono in piazza gli agi smodati e la volgarità della nobiltà.

L’opera di Basile si annovera, a buona ragione, alla stregua del Satyricon di Petronio o L’asino d’oro di Apuleio, e come le opere dei suoi famosi predecessori fu usata per riscrivere nuovi testi ( Cenerentola, Il gatto con gli stivali, La bella Addormentata nel Bosco)

Tra le favole più famose del libro, ricordiamo La Gatta Cenerentola, da cui Roberto De Simone trasse la sua famosa opera omonima che spopolò al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1976.


Autrice dell’articolo: Maria Dolores