Poesia paesaggio marmilla

La guerra del Peloponneso fu un conflitto svoltosi fra il 431 a.C. e 404 a.C. tra le due polis greche Sparta e Atene, ciascuna assieme ai rispettivi alleati; l’esito finale della guerra sarà la vittoria della Lega peloponnesiaca guidata da Sparta.

Fasi della guerra del Peloponneso

  1. Fase Archidamica
  2. Battaglia di Mantinea e l’assedio di Melo (418-416 a.C.)
  3. Spedizione ateniese in Sicilia (415-413 a.C.)
  4. Fase Deceleica

Atene era in continua espansione, mentre la tensione con Sparta continuava a crescere, tanto da aspettare solo un pretesto per inizare a esplodere: tale pretesto non tardò ad arrivare.

Cause della guerra del Peloponneso

  • Tensione crescente a causa dell’espansione continua di Atene
  • Ostilità fra Atene e Corinto
  • Assedio di Potidea, colonia di Corinto
  • Ostilità fra Atene e Megara
  • Blocco dei commerci di Megara con le altre polis della lega delio-attica
  • All’interno della lega peloponnesiaca il partito favorevole ad un conflitto verso Atene a seguito degli ultimi avvenimenti prende il sopravvento, nonostante la mancanza di risorse navali per fronteggiare la flotta ateniese, invio di un ultimatum ad Atene
  • Pericle (al governo presso Atene) rifuta l’ultimatum e manda una seconda proposta di pace
  • La lega del Peloponneso rifiuta la proposta di Pericle
  • Conflitto fra Tebe e Platea, polis satellite di Atene, che viene attaccata: a questo punto Platea chiede soccorso ad Atene (è questo il casus belli che farà scoppiare la guerra del Peloponneso)

La “Guerra Archidamica”

In questa fase inizia il conflitto tra la lega delo-attica e quella del peloponnesiaca; Pericle sceglie di puntare a logorare il nemico ed evitare lo scontro frontale, sapendo che sul fronte terrestre le risorse della città sono inferiori a quelle spartane, e di incentivare l’operatività dove la città è avvantaggiata, ovvero gli scontri marittimi, che bloccano i commerci dei peloponnesiaci e logorano le loro forze.

Pericle invita gli abitanti delle campagne a trasferirsi ad Atene, in maniera tale da lasciare poche risorse al saccheggio degli spartani, e mettere al sicuro la popolazione dietro alle mura che congiungono il Pireo con la città, rendendo vulnerabile la città solo agli attacchi via mare, dove Atene è però avvantaggiata rispetto agli avversari.

Nelle prime fasi del conflitto il piano di Pericle sembra ottenere successo, in quanto effettivamente gli eserciti peloponnesiaci pur saccheggiando il territorio si ritrovano senza vettovaglie e risorse, mentre la flotta Ateniese compie con lieve successo alcune incursioni lungo le coste del Peloponneso.

Tuttavia Atene sarà trascinata nell’epidemia di “peste” (si discute se in realtà sia stata febbre tifoide o febbre emorragica virale) del 430-429 a.C. che porterà via circa 1/3 degli abitanti, e dove lo stesso Pericle, sebbene rieletto stratego, non senza polemiche, nel 429 a.C., troverà la morte nell’autunno dello stesso anno a causa del morbo.

A seguito della morte di Pericle prende la guida dei popolari di Atene Cleone; nel frattempo Militene cercò di uscire dalla lega delio-attica (come in teoria aveva diritto), ma Atene, vista la difficoltà del momento, impedì con una spedizione militare la rivolta e fece giustiziare 1000 cittadini della polis, situata nell’isola di Lesbo. Gli spartani conquistano Platea e di conseguenza prendono la Beozia; tuttavia gli Ateniesi, a seguito della soppressione di Militene, guidati da Nicia, che nel frattempo aveva preso il potere ad Atene, conquistarono Minoa, bloccando un’altra porta sul mare a Megara.

A Corcira nello stesso anno avviene un colpo di stato e da parte dei nuovi padroni della città viene richiesto alla lega delio-attica di concedere a Corcira la neutralità; dopo la rioccupazione miltare da parte di Atene, un tentativo di riconciliazione mediato dagli ateniesi, uno scontro con la flotta peloponnesiaca giunta in soccorso della città e una successiva rioccupazione da parte di Atene, in città si scatena la caccia all’uomo, togliendo lo spazio ad ogni compromesso, e gli avversari del partito popolare filo-ateniese vengono trucidati.

La guerra si estende anche in Sicilia, e Reggio (città legata ad Atene) si scontra con Siracusa e le altre città doriche. Con l’obiettivo di fermare le esportazioni di grano e quindi di tagliare i rifornimenti a Sparta, Atene invia una flotta verso l’isola e conquista le isole Eolie, oltre che battere la flotta peloponnesiaca presso Milazzo. Gli ateniesi tuttavia perdono molti soldati nel tenttivo di conquistre Leucade e Ambracia, e son costretti a soccorrere Olpe, stretta sotto l’assedio spartano, liberandola con successo.

Nel 425 a.C. i siracusani conquistano Messina mentre gli spartani, guidati da Agide II, tornano a invadere l’Attica. Gli ateniesi, intervenuti in soccorso di Corcira, conquistano Pilo, costruendo una fortificazione che resisterà a un tentativo di riconquista spartano. Nonostante questo successo, i siracusani (alleati di Sparta) conquisteranno Nasso e altri territori, favoriti dalla mancanza di truppe ateniesi, impegnate presso Pilo. Gli aeniesi nel 424 a.C. cercano di riconquistare la Beozia, fallendo miseramente e registrando numerose perdite, fra cui anche il comandante della spedizione, Ippocrate. Nel frattempo le truppe spartane e alleate portarono l’assedio ad Anfipoli, conquistandola con una semplice negoziazione verso gli abitanti del luogo. Dopo una tregua di un anno, Atene e Sparta riprenderanno a darsi battaglia a partire dall’estate del 422 a.C., quando il generale ateniese Cleone tentò di riconquistare Anfipoli, senza successo, ed entrambi i generali Cleone (ateniese) e Brasida (spartano) rimasero uccisi nel corso della battaglia.

A questo punto le due polis stipuleranno la “Pace di Nicia”, che determinerà un ritorno, sebbene parziale, allo scenario pre-bellico.

Anfipoli ritornerà ateniese mentre parte dei territori conquistati nel Peloponneso e Pilo ritorneranno spartani.

Battaglia di Mantinea e l’assedio di Melo (418-416 a.C.)

Ad Atene ritorna a prevalere il partito anti-spartano e Alcibiade si trova al potere, sostituendo Nicia; viene inoltre effettuata un’alleanza con Argo. La pace di Nicia si determinerà fragile e viene ripreso il conflitto, seppure indirettamente, in quanto le due città si trovano coinvolte in una guerra fra Epidauro e Argo, con la vittoria di Sparta, che alla fine del conflitto stipula un trattato di alleanza con Argo per la durata di 50 anni.

Nonostante il fallimento, Alcibiade rimane ancora popolare e assieme a Nicia, che nonostante avesse opinioni molto differenti da quelle di Alcibiade collaborerà con lui, decideranno per un attacco all’isola di Melo, finora rimasta pericolosamente neutrale, conquistandola in un anno senza alcun intervento spartano in difesa dell’isola stessa.

Spedizione ateniese in Sicilia (415-413 a.C.)

A seguito del conflitto fra Segesta e Selinunte (appoggiata da Siracusa), la prima nel 418 a.C. chiede aiuto ad Atene; Alcibiade nonstante la forte opposizione di Nicia, decide di inviare una flotta per conquistare la Sicilia e sottrarre così eventuali rifornimenti al Peloponneso.

La flotta parte poco dopo lo scandalo delle Erme, per il quale viene accusato anche Alcibiade (probabilmente dietro macchinazione dei suoi avversari politici), il quale richiede di essere giudicato prima della partenza, ma il processo viene rimandato.

Una volta in Sicilia, vista la preoccupazione per l’indagine sullo scandalo delle Erme a suo carico, Alcibiade ne approfittò per scappare con la sua nave giungendo nel Peloponneso e chiedendo ospitalità e rimettendo il suo servizio a Sparta.

Nel frattempo Siracusa accusa varie sconfitte da parte degli ateniesi, che nel 415 a.C. sembra avere la meglio, ma la polis chiede l’aiuto di Sparta, che invierà un contingente guidato da Gilippo, che riesce a bloccare la morsa di Atene; Nicia si trova costretto a chiedere aiuti alla città madre, che nel frattempo si trova in difficoltà perché gli spartani, consigliati da Alcibiade, hanno conquistato Decelea, tagliando buona parte dei rifornimenti alla città, che riuscirà comunque a inviare delle truppe di supporto a Nicia, guidate da Demostene.

Durante l’assedio di Siracusa, Nicia e Demostene avranno opinioni diverse già dal primo consiglio di guerra: per il primo infatti sarebbe stato il caso di aspettare il logoramento della città, per la cui resa era già segretamente in trattativa, mentre per il secondo era da farsi o un attacco decisivo immediato o la ritirata. Fra i due prevalse Demostene, che però fallì nella conquista e propose quindi una ritirata, anche vista la condizione e l’integrità complessiva peggiorata delle truppe; Nicia però optò per rimanere ancora qualche tempo, commettendo il grave errore di non assicurarsi i rifornimenti.

I siracusani conquistarono i porti e impedirono il ritiro via mare delle truppe ateniesi, che a questo punto optarono per una ritirata via terra, che vennero però raggiunte dalle truppe siracusane, che dopo una resistenza serrata da parte degli ateniesi, riuscirono a catturare quasi tutto il contingente superstite; Demostene rimase ucciso in combattimento mentre Nicia venne condannato a morte dai siracusani, probabilmente preoccupati della possibilità che rivelasse agli spartani dei negoziati che aveva intrapreso per la resa della città agli ateniesi segretamente in passato. In quanto ai numerosi soldati superstiti, vennero rinchiusi dentro le cave situate nei pressi di Siracusa e lasciati morire di fame e sete.

La fase Deceleica (413-404 a.C.)

A seguito del disastroso fallimento operato in Sicilia, Atene si vide in grande difficoltà a causa dell’occupazione da parte degli Spartani, consigliati da Alcibiade, della Decelea, zona ricca di miniere d’argento e utile per garantire il rifornimento ad Atene; a questo punto la città costruì una nuova flotta, usando le sue ultime risorse.

In tutto questo Lesbo, Chio, Eubea, Clazomene, Mileto, Efeso, Mitilene cercarono un accordo con Sparta per avviare una rivolta anti-ateniese, mentre il satrapo del Gran Re persiano, Tissaferne (satrapo di Lidia e Caria dal 413 a.C. al 395 a.C.), offrì il suo aiuto agli spartani contro gli ateniesi; infine anche il satrapo di Frigia, Farnabazo II, stabilì l’invio di aiuti a Sparta per aiutarlo a schiacciare Atene. Dietro consiglio di Alcibiade gli spartani optarono per allearsi con Tissaferne e inviarono una flotta nella Ionia, che venne però intercettata e bloccata con successo dagli ateniesi. Sempre dietro suggerimento di Alcibiade, tuttavia, gli spartani crearono una seconda flotta, con la quale conquistarono Clazomene e Chio, oltre che aiutare i rivoltosi presenti a Mileto.

Atene a questo punto, preoccupata per il possibile bottino ingente che avrebbe potuto depredare Sparta, si adoperò per costruire ancora una volta una flotta, che si scontrò in più occasioni con quella spartana presso Lesbo e Mileto, e che dopo un periodo di incertezza prevalse su quella spartana, ponendo sotto assedio Mileto.

Dopo aver ricevuto nuovi rinforzi tuttavia la flotta spartana prevalse nuovamente. Nonostante queste vittorie, e l’aggiunta di Rodi all’alleanza peloponnesiaca, il fronte spartano interno rimase poco compatto: Alcibiade era in contrasto con col comandante spartano Astioco, e quando a quest’ultimo venne ordinato di catturarlo (perché Alcibiade fu sospettato di voler tornare ad Atene e negoziare un accordo fra Tissaferne e Atene, a condizione di un cambio di governo in città, verso un impronta oligarchica), Alcibiade riuscì ad accorgersi in tempo del pericolo e fuggire nuovamente, stavolta verso il satrapo persiano Tissaferne.

A questo punto le truppe ateniesi di stanza a Samo, e in particolare i loro comandanti, optarono per un cambio di regime ad Atene e inviarono Pisandro, un magistrato e politico, a negoziare un cambio di regime in città accompagnato dal rientro di Alcibiade. Pisandro riuscì a prendere il potere in città, mentre una flotta ateniese prendeva il controllo di Rodi.

Nonostante il cambio di regime ad Atene, Tissaferne rinnovò il trattato con Sparta. Nel mentre gli Ateniesi riconquistarono l’Eubea e difendevano Samo; venne ufficializzato il cambio di regime ufficiale in città, dove con un colpo di stato venne stabilito un governo prettamente oligarchico, che si impose con la forza militare.

Nonostante l’appoggio iniziale, alcuni ufficiali a Samo promossero la restaurazione del regime democratico ad Atene, che furono in parte condivise anche da oligarchi moderati, mentre Tissaferne iniziava a deteriorare i rapporti con gli spartani. Ad Alcibiade fu concesso di ritornare ad Atene, e da Samo negoziò fra i sostenitori del regime oligarchico e della democrazia, evitando una guerra civile; tuttavia dopo poco tempo la fazione oligarchica vide la propria posizione indebolirsi sempre di più (specialmente dopo la sconfitta nella battaglia di Eretria), sino a un ripristino completo della democrazia ateniese.

Per Alcibiade a questo punto era possibile rientrare in città, ma questo non avveniva in quanto quest’ultimo aveva interesse a rientrare solo a seguito di una consistente vittoria militare, pertanto cercò di ritardare il proprio rientro e si imbarcò con parte della flotta verso l’Ellesponto. Nel 411 a.C. i due strateghi Trasibulo e Trasillo, inviati da Alcibiade verso l’Ellesponto, ottennero successi militari rilevanti presso Cinossema, vincendo la flotta peloponnesiaca e poi con Alcibiade nella battaglia di Abido.

Nonostante Alcibiade fosse stato fatto prigioniero da Tissaferne le flotte ateniesi riuscirono a riprendere il controllo della maggior parte delle città che si erano in precedenza ribellate, e lo stesso Alcibiade dopo un mese riuscì, seppure con fatica, a fuggire; un’altra vittoria importante sulle navi spartane avvenne con la battaglia di Cizico, dove gli spartani persero l’intera flotta. A questo punto gli spartani inviarono ad Atene una proposta di tregua, tuttavia gli ateniesi, entusiasti per le nuove vittorie, rifiutarono e anzi si mossero nel 408 a.C. per inviare truppe verso Bisanzio, col fine di conquistare la zona e assediare la città.

Gli spartani, vista rifiutata la pace, chiesero aiuti finanziari all’impero persiano, che diede i contributi necessari ad armare una nuova imponente flotta, e aumentare il salario agli equipaggi, precludendo i talenti migliori ad Atene. Alcibiade, dopo aver cercato lo scontro senza successo con Lisandro, prese con sé una piccola parte della flotta per supportare lo stratego Trasibulo e lasciò il grosso della flotta ateniese al proprio nocchiero, Antioco, ordinandogli di non attaccare per alcun motivo gli spartani. Lisandro venne a conoscenza della partenza di Alcibiade e cercò a questo punto lo scontro in tutti i modi con la flotta ateniese, che al contrario degli ordini ricevuti ingaggiò lo scontro nei pressi di Nozio. La battaglia si mostrò estremamente sfavorevole con gli ateniesi, che subirono fortissime perdite, e Alcibiade, timoroso di essere giudicato da un tribunale per la sua scelta poco ortodossa di affidare la flotta ad un nocchiero, scappò ancora una volta. Lisandro acquisì una certa fama a seguito della vittoria contro gli ateniesi, aumentando il numero dei suoi alleati, mentre Atene subì una certa disorganizzazione, anche dovuta al fatto che con la rimozione di Alcibiade vennero rimossi anche i suoi strateghi, lasciandone il posto ad altri, probabilmente con meno esperienza.

Durante il 406 a.C., quando Lisandro lascerà il proprio posto all’ammiraglio spartano Callicratida, gli spartani riusciranno ad aumentare ancora di più il numero di navi della loro flotta, che vinse nuovamente, bloccando la flotta ateniese, a seguito dello scontro, nella battaglia di Mitilene.

Atene ricorse a rimedi estremi per liberare la sua flotta; determinata a vincere la guerra, fuse non solo le proprie statue d’oro ma concedette agli schiavi e ai meteci la libertà a patto che prestassero servizio nella flotta ateniese: fu così che un’altra flotta venne creata e mandata in soccorso a quella bloccata da Callicratida a Mitilene. La battaglia di Mitilene si concluse con il pieno successo degli ateniesi.

Tuttavia, nonostante avessero vinto la battaglia, gli ammiragli ateniesi vennero messi a morte, dopo essere stati giudicati da un tribunale di popolo, perché accusati di “non aver soccorso i naufraghi”, i quali sembra furono molto numerosi; curioso fu il fatto che l’unico a essere contrario alla loro condanna a morte fu, almeno secondo il resoconto di Diodoro, il filosofo greco Socrate.

Nel 404 a.C. Alcibiade, che era fuggito in Frigia, in Persia, confidando nell’accoglienza di Artaserse, sperando di costruire una collaborazione per evitare un predominio spartano in Grecia. In Frigia tuttavia Alcibiade venne assassinato nel 404 a.C.; si discute in merito al fatto che gli assassini potessero essere stati mandati da uno spartano o da uno dei membri della famiglia della sua amante, Timandra. Si dice che la casa di Alcibiade fosse stata circondata e data alle fiamme e che quest’ultimo, vistosi impossibilitato a fuggire, si sia scagliato verso i suoi assalitori, col pugnale alla mano, venendo tuttavia bersagliato da più freccie nel mentre, fino a morirne.

Dopo la cocente sconfitta gli spartani premevano per aprire un negoziato con Atene e stipulare una pace, offrendo come condizione ad Atene il ritiro delle proprie truppe dall’Attica, la resa di Decelea, il ritorno ai confini originari antecedenti allla guerra. Gli ateniesi, ancora una volta, in questo caso dietro consiglio di Cleofonte, rifiutarono l’offerta spartana.

Sparta, preso atto della mancata volontà di pace da parte di Atene, riprese Lisandro in qualità di luogotenente di Arco, un eforo poco esperto di battaglie e tattiche navali, che avrebbe seguito gli ordini di Lisandro (il motivo è dato dal fatto che per la legge spartana non fosse possibile comandare più volte come ammiraglio, una volta esaurito il tempo del primo incarico).

Gli spartani, forti ancora una volta dell’appoggio finanziario dell’impero Persiano, riabilitarono la flotta, mentre Lisandro, tramite i suoi contatti, riuscì a rovesciare il governo di Mileto, filoateniese, con uno spartano.

Lisandro riuscì, con una serie di strategie e tattiche particolari, a strappare Lampsaco, uno dei centri di rifornimento ateniesi più importanti, da Atene stessa, che dovette inviare la propria flotta al completo per tentare di recuperarla.

Durante la battaglia di Egospotami tuttavia, la flotta Ateniese andò incontro ad una completa sconfitta, che vide la quasi totalità della sua flotta in mani spartane; a questo punto Lisandro, avendo la completa supremazia navale, recuperò in breve tempo le isole dell’Egeo e le polis alleate di Atene sotto il suo dominio o sotto governi filo-spartani.

Atene si arrenderà nel 404 a.C., ormai stremata: le condizioni di pace imposte da Sparta vedranno l’abbattimento delle mura portuali, l’inserimento di una guarnigione di spartani nel Pireo (assieme ad un armosta spartano associato), l’instaurazione di un governo oligarchico (il governo dei “Trenta Tiranni”), consegnare l’intera flotta ateniese ad eccezione di 12 navi e infine lo scioglimento completo della lega delio-attica.

Col termine della guerra del Peloponneso, seguirà un periodo di egemonia spartana in Grecia, che durerà all’incirca dal 404 a.C. al  371 a.C., anno della battaglia di Leuttra, che getterà le basi per il periodo di “egemonia tebana”, che andrà dal 362 a.C. al 346 a.C. e verrà chiuso dall’ascesa di Filippo II di Macedonia.


Approfondimenti consigliati

Pagina Wikipedia sulla guerra del Peloponneso