Dante Alighieri tramonto

Martin Heidegger, filosofo tedesco nato a Meßkirch il 26 settembre 1889 e morto a Friburgo in Brisgovia, il 26 maggio 1976, è ritenuto il portavoce maggiore dell’esistenzialismo ontologico e fenomenologico.

Il filosofo da cui Heidegger era maggiormente ispirato, oltre che Husserl, fu probabilmente Kant, in particolare verso i problemi della metafisica, della tesi di Kant sull’essere e sulle rispettive interpretazioni della logica; a testimoniare l’importante influenza di Kant verso Heidegger fu anche la pubblicazione di quest’ultimo, svoltasi nel 1928, di un’opera riguardante l’insieme delle eredità filosofiche Kantiane, dal titolo “La filosofia delle forme simboliche”; Heidegger effettivamente pubblicò una seconda opera, dove viene citata, fra gli altri, una parte del pensiero Kantiano, un anno prima dell’opera precedentemente citata, nel 1927, dal titolo “Essere e tempo”; tale saggio, incompiuto, si occupò dell’elaborazione del problema del senso dell’essere.

Nello stesso anno di pubblicazione dell’opera “Che cos’è la metafisica”, Heidegger pubblicò un nuovo saggio, dal titolo “Kant e il problema della metafisica” (“Kant und das Problem der Metaphysik”), nel 1929. All’interno di quest’opera Heidegger si occuperà di riportare un resconto del suo intervento presso il suo dibattito col filosofo Ernst Cassirer; tale saggio venne da lui dedicato a Max Scheler.

La pubblicazione principale di Heidegger, “Essere e tempo” (Sein und Zeit), pubblicata nell’aprile del 1927, ma riportante le argomentazioni delle lezioni e dei seminari svolti presso l’università di Marburgo, riporta numerose citazioni di Kant, riguardanti in particolare il pensiero kantiano sull’Io.


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