
Il pensiero di Schumpeter sulle banche
Fu il primo a individuare il vero valore aggiunto della banca, Schumpeter parte della considerazione che il credito è il motore dello sviluppo economico.
Se vi è scarso credito allora vi è scarso sviluppo economico in quanto il credito è creazione di nuova potenza d’acquisto utilizzabile per nuovi investimenti e dunque (supponendo questi corretti) nuovi profitti.
Questa dichiarazione di Schumpeter ha rivelato la caratteristica della banca: tramite la creazione di nuovo potere d’acquisto si determina generalmente un’ulteriore crescita dello sviluppo.
Secondo Schumpeter lo scopo delle banche non è solo finanziare lo sviluppo ma finanziare l’innovazione finanziaria.
Pertanto possiamo dire come, secondo il pensiero di Schumpeter, la banca sia il credito motore dello sviluppo economico e affermare che non esiste alcuno sviluppo senza profitto e nessun profitto senza sviluppo.
Il pensiero di Hilferding sulle banche
Rudolf Hilferding, a differenza di Schumpeter, riconoscendo il peso dell’intermediario nell’intervento economico percepisce un rischio: vi è un rapporto dialettico Banca-Impresa destinato a sfociare nel dominio della banca e in struttura monopolistica.
Quando la banca partecipa all’impresa il capitale monetario bancario diviene capitale finanziario.
Il rischio è espresso anche nella separazione del controllo (proprietà e gestione), facilitato dalla presenza di mercati mobiliari; inoltre la banca può controllare l’industria tramite la borsa.
Sostanzialmente secondo il pensiero di Hilferding la “Banca mista e universale” determina i due rischi di concentrazione del controllo.