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Cosa ammettiamo nella nostra ricchezza? È ovvio, non mettiamo i sassi nella nostra ricchezza, quelli per noi non rappresentano un bene; ci mettiamo solo l’insieme delle risorse che sono scarse e che noi possediamo, il reddito, le automobili, gli abiti, eccetera.

Quando noi andiamo a fare un bilancio della nostra ricchezza ci mettiamo dentro tutte le risorse scarse in nostro possesso.

Il paradosso qual’è? Se un’analisi di questo genere avessero dovuto farla Adamo ed Eva nel “paradiso terrestre” (in quanto figure economiche rappresentanti di un mondo senza scarsità di beni) non avrebbero potuto mettere nulla: sarebbero risultati “poveri”.

Perchè? Perchè nella figura del paradiso terrestre non esiste scarsità di beni.

Quindi esiste un “senso di ricchezza” solo se esiste la scarsità.

Questo concetto ci fa indurre al fatto che molto spesso, quando noi andiamo a considerare la ricchezza, calcoliamo una serie di aspetti, che non sono valutabili economicamente, ma che dovrebbero essere valutati, e ne trascuriamo altri.


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