Titolo della poesia:
Il flauto magico di pan
Il bel sono del legnoso flauto
mi rallegra mi fa incantar al passo
delle dolci note che zufolando la canna
Crea.
Ah Pan dio capriccioso che dei campi
sei il padre tu,dell inumana forma il protettore .
Natura crea come lei diletta
Il satiro ben confida,
Comanda e piega
Come il suo sentir disserta.
Per gli ameni prati Tra il sol che mai
si stanca e l’infinita pace di quelli
passavi il giorno.
Ancor riecheggia l’armonia del
flauto, tu iroso capro timor del viandante.
Ma il soffio d’amor ti era caro,
che non contavi capello o arco,
della passion dei corpi non eri pago.
La bella ninfa di ladone figlia
ti prese il bel piacere.
Qual canne al vento suonate
In un giorno di burrasca
quella tal si face
per non perdere la pace.
Allor le ascose cannucce
auna, le soffia
sperando di legare al petto
la sparuta donna.
Amor perduto, amor lasciato
e mai avuto!
Dolcissimo cannello che mi fai
Volar via tra onde pazze,
selvagge foreste,
Infiniti deserti,
ti lodo.
Il mio spirto inquito
rallegri ,che cado nel torpore
del tuo inganno.
Vorrei posar le verginee
labbra e con te intonare,
nota per nota il canto
che nel petto mi accalora.
Chi del suo essere si incupisce
e non ritorna alla propria virtù,
fugga dal mal di vivere.
Nei luoghi più beati,
Io naufragar come nave
Che non vuol più il porto.
Fanno vibrar l’anima
assetata le magiche bacchette
dissonar, dalla catena
di lunga pena, inver
la molesta come belva cruenta.
Ritornare in Arcadia,
ivi l ‘arte risorge, instilla,
il bel pensare, non v’e
piu un tristo
Vuoto ma l’infinito
che ricolma la mente,
Il corpo, del suo fluir.
Autore della poesia: Corrado Cioci