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Titolo della poesia:

Il figlio del male

Non Leon d’Italia, ma vipera di campo
non liberator qual il savoiardo,
Inver  di sangue  voglioso, ingiusto, onesto.
Te, che dalle sponde della bella patria
fuggisti come cervo nel bosco
or ritocchi il perduto suolo.
Vile! Guardi ancor questo cielo con gaglioffo volto?
Odi, il pianto amaro, le lacrime sparse sul
bianco mamo per mano tua?
Alla vita tendevano gli innocenti, caduti
di piombo contusi
I sogni divolano lontano qual nel vespro
sì perde il pettirosso smarrito.
Dolce  il tuo  riposo nelle calde terre
di frutti, di fiorì  non ad Italo devoti.
Ma quando il triste seme d’Arimane
monta  e alleva il suo dono,
alti lamenti  straziano, l’acqua diventa foco!
Gli occhi gonfi di veleno
Il corpo  teso come il ferro cerca il ventre
la mente persa  nei suoi meandri.
Più per scherno che per pentir,
riso amaro il labbro produce
Ah che triste visione!
Pur a pieta il milite conduce,
nella pugna feroce,
ma ei no!
Gode, riluce
del mal che gli fu più madre
di quella che gridando lo mise a luce.
voglia  la guardia del ben condurre, vegliar
Diche, stringi forte le sue catene
che tal bestia a guisa di verme
sempre trova la sua fuga.
L’amor che  tutto guida,
mai ti fè alcun ciglio
O  fonte di saggezza
perché tu avulso alla sua carezza
voltasti  la fronte  per via perversa.
Or piegati, un petalo
di papavero,
porgi su quelle misere tombe,
opera tua del tuo furore!
Il rosso fiore devoto ai caduti
copra il sepolcro, da tanto tempo
grida giustizia e gronda di dolore.
La pace ritorni  ai vostri cari.
Possa il dio supremo darvi
la consolazione e il ricordo
nel calor dei defunti


Autore: Corrado Cioci


Note:

  1. Arimane spirito  malefico nella religione di zoroastro
  2. Diche la giustizia
  3. Italo, antico re italico
  4. “Il savoiardo”, Giuseppe Garibaldi