Il falsario
Ingannator del falso per il vero
architetto della frode, ancor riconosci
quel che non è menzoniero?
Chiuso in angusto loco,
s’affanna per far soldo del suo talento.
Ma, quinci v’è tranello anche nel tuo petto?
Del tuo sentire disveli il segreto ?
Ah Cor che batti anco in lui
sii puro come il soffio di maggio
carico d’aromi.
L’alma lava alla pioggia d’autunno che quella non cade nella tua arte.
Dolce sentir di vero amor,
rimuovi il grigiore di cui è Coverto?
Può quest’anima stanca mentir
viso nel viso al figlio?
Financo può giunger l’inganno umano?
Ah male tempo infetto,
quando spendevamo i giorni,
nell’eterna luce.
Li falso nunzio
guastò la mente
di gustare il vietato frutto.
colà fu falsatore l’innominato
ribelle che mostrò nel male far il bene.
Ma tanto è il bello che nelle impudiche
mani cade e non si ripete.
Sempre falla nel rinnovellar
che di specchio simillimo
ha suo difetto.
Bugiardo di volto,
doppio di lingua,
mai nel verbo mette onore,
Infido e sinistro.
Ti duoli che non sei tu
l’artigiano primo,
per tua natura segui e insidi.
Ribolle la rabbia per essere secondo,
lesinar committenza per il tuo imbroglio
Inver come potrai celarti
nella luce della coscienza
che farà giorno nella tua buia sera?
Più non peter oltre sei legato al tuo castigo
prega, spera nel limpido, incorruttibile giudizio,
fai ammenda del peccato vitale
nella maledetta fossa senza spe’
sono i tuoi pari
quivi l’anima si spaura
e il pensier si tace.
Autore: Corrado Cioci