Albero al tramonto a Cagliari

Titolo della poesia:

Il cacciatore

Quando la bianca alba s’affaccia al vagito del novello
giorno dipana la matassa della morente notte.
Tra fiochi raggi confusi nell’ aere più fresca del mattino,
si leva il cacciatore già pregusta il suo bottino.
Rozza sacca lo adorna. Ispido pel il viso ricolma.
Lo schioppo al petto stringe come se fosse la sua donna,
ed un cappellaccio il capo adorna a mo’ di corona.
Fischia è conforta il suo levriero che con scatti fulminei
la preda addenta.
Per balzi e clivi segue lo stornir d’oche pellgrine,
il ciel di piombo riecheggia come un temporale d’aprile.
Prende la mira e colpisce, vengon giù le sventurate
qual foglie d ‘albero ai soffi d’autunno.
Si colora l ‘erba di rosso sangue.
Riecheggia per il canneto il latrato,
pute d’ intorno quel pungente aroma dello sparo.
Come van leggere quelle creature all’ aria libere
né le piega la canna del venatore.
Al tramonto tutto tace.
Avanti l’uccellatore segue a muso basso il fido azzannatore
Esausti ma paghi del carnier ricolmo.
Rosso fuoco arde nel cascinale gira lo spiedo
sui carboni ardenti
Va tra canti e suoni l’odor
della carne.
Inonda il vino, calici.
Fermenta allegro il mosto
nei tinelli
Si perdono tra giubili e sollazzi
le ore del vespro,
ed un muto silenzio,
Copre il fumo, i resti del banchetto
Mentre di lontano tra le rossastre
Spire monta la luna
Che alla tarda sera apre il petto


Autore: Corrado Cioci