Marketing internet
Immagine da Pixabay

Come già detto nell’articolo riguardante le capacità che un lavoratore in ambito HR dovrebbe avere, spicca sicuramente la comunicazione.

Curare questa soft skill potrebbe essere la chiave per diminuire gli impatti negativi psicologici di un’annuncio o di una dolorosa comunicazione, ma anche per ottimizzare i processi aziendali comprendendo cosa possa non rendere chiara lo spostamento di informazioni fra i piani alti aziendali ed il personale o viceversa, così come la comunicazione fra sezioni aziendali differenti.

Per mantenere le tue skill comunicative all’interno dell’azienda e continuare a migliorarle puoi prestare attenzione ad alcuni punti chiave come prestare ascolto a quello che dicono i dipendenti in azienda, prestare attenzione al lessico utilizzato nelle comumicazioni e al loro registro linguistico, avvalersi delle nuove tecnologie per facilitare l’accessibilità, la velocità e l’efficienza dell’informazione.

  • Alcune persone tendono ad avere uno stile comunicativo basato sulle intuizioni e sugli impulsi momentanei, senza però riuscire a mantenere lo stesso entusiasmo comunicativo iniziale, che potrebbe scemare col permanere dell’attività comunicativa, o con la sua graduale acutizzazione in più situazioni ramificate, a difficoltà crescenti.
  • Il profilo comunicativo “metodico” è invece quello tipico delle persone impegnate in un’analisi comunicativa profonda, caratterizzata da numerose domande e da una conclusiva presa di posizione verso decisioni altamente ponderate, in base a parametri strutturati con attenzione, forse eccessiva o comunque fonte di rallentamento o perdita di energie.
  • Altri profili, forse definibili più “spavaldi” presentano con una grande sicurezza le proprie convinzioni, con discussioni piene ed impegnative, comprendenti, più spesso in una singola comunicazione estesa, la panoramica d’insieme degli argomenti trattati in maniera completa.
  • Un profilo comunicativo comune infine è quello di persone “filosociali“, con particolare sensibilità verso una comunicazione friendly-oriented, ponendo maggiormente l’accento verso il modo con cui sono percepiti dal pubblico, cercando di raccogliere un riscontro positivo dall’ascoltatore e fortemente protratti verso la creazione di legami.

I profili comunicativi emozionali

Modi di distinguere i profili comunicativi sono anche le concezioni di attività emozionale della comunicazione stessa, a cui seguono i rispettivi esempi sottostanti.

  1. Il primo profilo comunicativo emozionale è quello del comunicatore passivo, ovvero quel tipo di profilo che ha difficoltà a rifiutare e che si proflia difatti per una carente “combattività” ed uno scarso contatto diretto sia dal punto di vista visivo che gestuale.
  2. Il secondo profilo comunicativo emozionale è quello apodittico: si tratta di un profilo che segua con attenzione le opinioni e le preferenze degli altri, considerando attentamente le rispettive affermazioni, ma non annullando le proprie; il risultato è un profilo capace di elaborare una sintesi dialettica fra le diverse visioni, rimanendo spesso un profilo comunicativo efficace ed apprezzato.
  3. L’ultimo profilo comunicativo emozionale, in parte relativamente opposto, a quello passivo è il profilo del comunicatore reattivo: la comunicazione è svolta in tono forte e vivido, risultando sbilanciata nel tono di voce e nella sicurezza e carente dal punto di vista dell’analisi rispetto alle opinioni differenti; nonostante i numerosi svantaggi associati a questo profilo comunicativo emozionale, una caratteristica positiva associabile a questo profilo è la capacità di trasmettere sicurezza e autorità.

Conclusioni

Gli esempi citati nell’articolo sono profili “estremi”, riassuntivi, schematizzati per la rapida comprensione, concepiti per comprendere i diversi lati “più netti” dei profili comunicativi; nella realtà è possibile trovare una combinazione degli stessi, più che un continuo persistere del medesimo profilo nelle stesse modalità.

Per intenderci, in molte persone è pensabile una sovrapposizione, da porsi a seconda della situazione, dei vari profili, che può dipendere da numerose variabili e ruoli; essere a conoscenza di questi modelli comporta una migliore comprensione delle situazioni comunicative e degli effetti che possa avere la nostra comunicazione nell’interlocutore che ci ascolta: una capacità senz’altro utile per chi si occupi di HR.

In realtà esistono notevoli classificazioni dei profili comunicativi, molte di livello senz’altro più alto rispetto al livello di questa guida riassuntiva; spero tuttavia che la lettura di questo breve percorso all’inteno dei modelli comunicativi possa essere stato d’aiuto per riconoscere vantaggi e svantaggi che possono associarsi a diverse impostazioni comunicative, permettendo una riflessione personale delle proprie modalità di comunicazione, che direzioni verso un’auto analisi rivolta verso l’auto-miglioramento l’eventuale approfondimento presso fonti sicuramente più accademiche e ufficali.

Per comprendere meglio

  • Uno dei profili comunicativi non trattati in questo articolo ma costituente senz’altro un modello importante, è quello del profilo manipolativo, che vi invito ad approfondire mediante la visione di queste slide, che presentano anche un utile riepilogo, con anche alcuni dettagli non ancora trattati, dei precedenti profili comunicativi citati nelle righe di sopra.
  • Un video (in inglese) brevemente interessante di approfondimento è disponibile a questo link, dove viene trattato il processo comunicativo.
  • Il modello transazionale e costitutivo è invece trattato in questo breve video in lingua inglese, in maniera schematica ed efficace.