FUORI DI TESTA
Perché la scuola uccide la creatività
- Autore: Ken Robinson
- Casa editrice: Erickson
- Data: 2015
- Pagine: 278
“Non riusciremo a tenere la rotta nell’ambiente complesso del futuro sbirciando incessantemente in uno specchietto retrovisore. Farlo vorrebbe dire essere fuori di testa.” Questa frase introduce la prefazione del libro ed è la sintesi di tutto quanto espresso nel saggio. Essendo stata insegnante per tutta la vita, so che la scuola italiana non promuove la creatività se non in materie settoriali come disegno o architettura.
Seppure l’autore del testo sia un luminare di origine inglese, viva in America e, quindi, porti esempi di tali sistemi educativi che risentono anche della limitazione nella cultura umanistica (in Italia manca, invece, l’interesse per le discipline scientifiche), tutto ciò che argomenta sarebbe di grande rilievo per insegnanti e pedagogisti. Oggi, il mondo è molto cambiato e continua a muoversi tanto rapidamente che una scuola che rimanga ancorata alla ripetizione di modelli preesistenti crea notevoli problemi agli uomini e alle donne di domani. L’intelligenza umana è molto creativa, la creatività è necessaria per l’innovazione, a sua volta necessaria per la tecnologia e per risolvere i problemi causati dalla spaventosa crescita demografica. Le aziende che rimangono ferme sono spazzate via. Ma le ultime riforme dell’istruzione, solitamente, hanno soffocato quanto è necessario oggi: creatività, conoscenza culturale, comunicazione, collaborazione e problem solving. Addirittura, ci si basa ancora su test di intelligenza che misurano il Q. I. mentre l’intelligenza umana è molto più complessa.
Non si chiede mai, per valutare l’intelligenza di qualcuno, se sa comporre una sinfonia, scrivere una poesia o avviare e dirigere un’impresa. L’autore porta l’esempio di Liz Warlock, un’eccellente musicista sorda e di Dame Evelyn Glennie, una delle più grandi percussioniste al mondo, entrambe sorde. Ogni persona è diversa ma tutti gli esseri umani hanno la capacità di immaginare, cioè la capacità di portare alla mente cose non presenti ai nostri sensi. Quindi, abbiamo capacità creative sconfinate. Negli anni recenti, si è riconosciuta l’intelligenza emotiva (QE), nonostante viviamo in un mondo di persone sempre più isolate e incapaci di relazionarsi con gli altri. Vivere, invece, è provare emozioni e i rapporti tra pensiero ed emozione sono al cuore del processo creativo nelle arti come nelle scienze. Cartesio diceva : “Penso dunque sono” ma Within ha aggiunto: “Provo emozioni dunque sono”.
L’autore ribadisce che le culture umane si evolvono continuamente in virtù dei pensieri e delle azioni ma anche delle emozioni delle persone che vivono in esse. Cioè, le culture umane sono il prodotto della creatività umana e persino la conoscenza scientifica è prodotta dalla mente creativa.
Ma cosa dovrebbero fare i leader per promuovere la creatività e l’innovazione nelle organizzazioni? La creatività non riguarda solo il marketing, la progettazione, la pubblicità, come pensiamo solitamente, ma è possibile in ogni attività. Coinvolgere tutto il personale nella vita creativa di un’organizzazione può dare vantaggi enormi, tanto più che l’innovazione è figlia dell’immaginazione. Tutti possiamo diventare più creativi anche perché la creatività si nutre di diversità e dobbiamo imparare ad apprezzare la diversità in tutte le sue forme.
Google, di cui non possiamo negare il successo, dà ai suoi ingegneri fino parte del loro monte ore per occuparsi di progetti discrezionali. Dal 2005, una parte di tutti i prodotti lanciati da Google è stato sviluppato in quel tempo discrezionale. Il testo, dunque, fornisce molte indicazioni per comprendere l’importanza e lo sviluppo della creatività. Insiste sull’istruzione perché ci faccia adatti ai nostri tempi. L’istruzione, afferma, è coltivare i talenti e le sensibilità che ci permettono di vivere al meglio la nostra vita nel presente e di crearci un futuro. O, come diceva Socrate, “Educare è accendere una fiamma, non riempire un vaso.”
La creatività è possibile in ogni disciplina e dovrebbe essere promossa in ogni ambito e momento dell’istruzione. Insegnare, oggi, non è facile, il mondo è in continua evoluzione. I contenuti stessi delle discipline cambiano di anno in anno. Faccio un esempio: io ho insegnato geografia per molti anni. Quello che ho detto in classe, in passato, se lo raccontassi oggi, farebbe ridere. A parte stati nuovi e confini cambiati, soprattutto i discorsi sul clima di prima ormai non hanno alcun senso. È sempre più evidente, dunque, che occorrono menti duttili, attive, coinvolgenti, aperte alle esperienze umane, nell’insegnamento come nell’apprendimento. La creatività è basilare, fa parte dell’ecologia della persona che questo testo di grandissimo interesse promuove.
Renata Rusca Zargar