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Il fair value è una logica valutativa, o “valore equo” cioè il valore che si viene a creare in un mercato concorrenziale tra soggetti sufficientemente informati. Tende a far emergere utili sperati, e per questo si contrappone al principio della prudenza.

Questa valutazione si contrappone a quella del corso storico, che invece è l’investimento che vale il valore del momento in cui lo si ha pagato, è perciò il valore corrente del bene.

Differenza fra sistema nazionale e internazionale nell’uso del fair value

Solitamente in Italia si ricorre al corso storico, ma gli IAS (=principi contabili internazionali, detti anche international accounting standards) preferiscono il fair value.

Il principio della prudenza e il fair value

Il fair value è quindi in contrasto col principio della prudenza: infatti ad esempio comprando un’azione al prezzo di 100 questa può valere oggi 150. Col fair value è necessario registrare l’azione a 150, anche se questo utile di 150 non l’ho effettivamente incassato in quanto rappresenta solo un utile sperato. Nel fair value gli utili sperati sono registrati ma non distribuiti.

In Italia prevale il principio della prudenza sul fair value, anche se la nostra normativa sta andando, da qualche tempo, verso il modello del fair value, per cui nei nuovi bilanci ci sono contaminazioni anche di questo nuovo modello, come ad esempio nel contabilizzare le imposte.