Catullo carmi foto

Testo latino originale del carme 60 di Catullo

Num te te leaena montibus Libystinis
aut Scylla latrans infima inguinum parte
tam mente dura procreavit ac taetra,
ut supplicis vocem in novissimo casu
contemptam haberes, a nimis fero corde?

Traduzione in italiano del carme 60 di Catullo

Mi chiedo se una leonessa dei monti di Libia,
oppure Scilla, che latrisce nella parte più bassa del suo inguine,
ti abbiano generato talmente ferrea e truce,
che la voce di chi ti prega, in clamorosa infelicità,
la snobbi, oh cuore crudele?

Analisi e commento del carme 60 di Catullo

All’interno del carme 60 Catullo rimprovera l’amata, che nel testo non è identificabile con nessuna, se non per i riferimenti ai monti della Libia (difficilmente considerabili però come indicazione per riconoscere l’identità di colei a cui è rivolto il carme 60).

Sembra verosimile ipotizzare che (come in buona parte dell’opera di Catullo) questo carme sia rivolto a Lesbia, la quale continua a rifiutare l’amore del poeta.

Riguardo alla traduzione, ci si potrebbe soffermare sul quarto verso, che come peraltro viene inteso dalla maggior parte della letteratura, “in novissimo casu” viene concepito come “lamento”, riguardante le pene d’amore del poeta.

Il carme 60 vede l’amata ritratta come una figura “feroce”, “felina” o “mitologica”, forse uno dei ritratti più vicini alla crudeltà scritti da Catullo all’interno del Liber.

L’amata disprezza o ignora le preghiere e le invocazioni dell’amante, creando una svalutazione dello stesso, se non un vero e proprio scherno.

Note per la comprensione del carme 60 di Catullo

Scilla era un mostro marino della mitologia greca, indicato come “Σκύλλα” e probabilmente pronunciato come “Skýlla”.

La maggior parte della letteratura indica Scilla come figlia del dio Forco (dio dei pericoli delle profondità del mare) e del mostro Ceto (simile a un drago marino, femminile, rapprrsenta la paura ed il pericolo nelle acque).

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