Catullo carmi 2

Testo latino del carme 37 di Catullo

Salax taberna vosque contubernales,
a pilleatis nona fratribus pila,
solis putatis esse mentulas uobis,
solis licere, quidquid est puellarum,
confutuere et putare ceteros hircos?
An, continenter quod sedetis insulsi
centum an ducenti, non putatis ausurum
me una ducentos irrumare sessores?
Atqui putate: namque totius uobis
frontem tabernae sopionibus scribam.
Puella nam mi, quae meo sinu fugit,
amata tantum quantum amabitur nulla,
pro qua mihi sunt magna bella pugnata,
consedit istic. Hanc boni beatique
omnes amatis, et quidem, quod indignum est,
omnes pusilli et semitarii moechi;
tu praeter omnes une de capillatis,
cuniculosae Celtiberiae fili,
Egnati. Opaca quem bonum facit barba
et dens Hibera defricatus urina.

Traduzione in italiano del carme 37 di Catullo

Voi, animali, che sollazzate in quella sudicia taverna,
nove colonne oltre il tempio di Castore e Polluce,
credete di avere solo voi la verga, che solo a voi
sia concesso, qualunque tipa si mostri, far l’amore
e pensare gli altri cornuti?
O potrebbe essere che, seduti tutti, come degli stupidi,
in fila da duecento o trecento, pensate che non sia capace
di irrumare tutti e duecento?
Allora dovete saperlo: e infatti lo scriverò sul muro,
di fronte alla taverna, per voi piselloni.
La mia ragazza, scappata dalle mie braccia, lei,
che era amata come nessun altra lo sarà mai,
per cui ho combattuto gigantesche battaglie, sta lì seduta, in mezzo a voi.
La amate, ne siete tutti felici e gioiosi, senza dubbio
non siete degni, insulsi e battitori di strade.
Specialmente tu, Ignazio, in mezzo a quei capelloni,
venuto fuori dalla Celtiberia, terra di conigli,
che ritieni bello esser coperto da quella tua barba,
e che ti lavi i denti con l’urina celtibera.


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