Baudelaire letteratura

Nei Tableaux parisiens, Baudelaire esplica al meglio la sua visione della città di Parigi. Egli intrattiene con la sua città natale un rapporto di amore e odio. Nonostante si sia allontanato solo due volte da Parigi (ed entrambe le volte abbia ardentemente desiderato tornare), egli non riesce ad apprezzare appieno la sua città. Tutto questo perché nell’Ottocento “Paris change”. Essa era, infatti, una città troppo vecchia, troppo medievale e poco adatta alle esigenze della novella rivoluzione industriale che spingeva le persone a lasciare le campagne per trasferirsi in città. La politica sembra disinteressarsene fino a quando, nel 1832, scoppia un’epidemia di colera che porta la popolazione al contagio massiccio. Il prefetto Ramboteau prende in mano la situazione e comincia a sistematizzare le strade, i buolevard, le sponde della Sienna e illumina tutta la città a gas ( la prima illuminazione risale all’epoca del Re Sole, e rende celebre a città come Ville Lumiere). nel 1850 Napoleone III e il baron Huysmann abbattono completamente i vecchi edifici di Parigi per costruire nuove case e viali ampi e prospettici, delle fogne e dei giardinetti pubblici. Tutti questo cambia completamente il volto della città e coloro che vi abitano non la riconoscono più. Spesso B. parla di impalcature, calcinacci, strade nuove e quartieri distrutti fino, addirittura, a definirsi un esiliato nella sua terra ( è quanto afferma in le cygne).

Lesule romantico poesia

Nonostante questo dedica alla sua città un’intera sezione nella seconda edizione (1861) della sua opera ” i fiori del male”. In essa dice di voler comporre delle ecogle in onore della sua città, ovvero dei componimenti che riversano la lode per la vita agreste sulla vita urbana. Il poeta contempla dall’alto la città e, come il sole, scende e tocca con mano tutti i problemi contingenti delle persone che vi abitano. I suoi componimenti non parlano di nobili donne né di aristocratici gentiluomini, ma di mendicanti, vecchiette, sinistrati, viziosi, contadini, fantasmi viventi, povere passanti… insomma di persone comuni, addirittura di persone del gradino più basso della scala sociale. Egli si occupa dei loro dolori e denuncia le loro difficoltà con uno stile coinciso, commuovente, preciso e d’impatto. Parigi ha la capacità di fare da sfondo senza nemmeno essere nominata: abbiamo dei dettagli, dei quartieri (frascati e tivoli, per esempio), delle vie, la forma a nave della città stessa che vengono menzionati, ma mai è citato il nome della stessa se non in due occasioni: nella poesia le cygne in cui apre una strofa con l’affermazione “ Paris change” denunciando la condizione sopra detta di esilio interiore, e nel titolo. Esso rimanda ai tableau de Paris, ovvero quadretti sociali e storici in cui la città veniva descritta senza considerare il suo lato antropologico. Per il resto si parla della città come del luogo ampio e sconosciuto in cui potersi inebriare, riconoscere e in cui incontrare persone affette dal medesimo sentimento di spleen ( è lo spleen di massa, lo spleen moltiplicato). B. è inebriato dalla folla cittadina e dice di voler ” sposare la folla” e ” prendere un bagno di moltitudine” nonché di volersi dedicare a una ” santa prostituzione”, ovvero darsi agli altri per ritrovare se stesso.

BAUDELAIRE  non si interessa di questioni politiche dichiarandosi, dopo i moti del febbraio del 48, depolitique; un neologismo per indicare l’astensione dalla vita politica e dalle questioni sociali, troppo corrotte e troppo legate ad interessi individuali.

Baudelaire annuncia un pendant ai fiori del male ed ecco che compone ” le spleen de paris”, che possiamo parafrasare come ” spleen di massa a parigi”. in questi petit poeme caratterizzati da un misto di lirismo e prosa, di sintesi e analisi, di spiegazione e ellissi, egli riprende alcune tematiche trattate nei tableaux ampliandole e rivedendole penetrando sempre di più nel tema cittadino, fino ad arrivare a un vero e proprio elogio di parigi nel progetto di epilogo. In esso elenca i pregi della città, che possono essere riconosciuti solo da coloro che sono iniziati alla città, e non dai volgari profani.

Egli conclude la rassegna su Parigi dicendo che lui ha fait se devoir; in quanto ha trasformato il fango in oro; ovvero ha preso la materia del reale, benché bassa e sinistrata, e ne ha fatta materia poetica, eterna e incantevole.


Autore dell’articolo: Ary93msc