poesia sugli abeti

Ai suoi abeti

All’alte cime dei miei abeti
io mi volgo.
Oh miei fieri alberi
fronzuti e mai abbattuti,
voi mi vedeste fanciullo,
alla vostra fresca ombra in estate.
M’udiste dei sogni,
dello stupore,
ove tutto per me era meraviglia.
Ricordo quel vento mite di giugno
rinfrescare le giornate,
e, l’ondeggiare elegante ma duro del
vostro tronco.
Rammento il brusio delle cicale,
voi forti vi innalsavate,
fin dove i verdi rami
coprivan la luce del sole.
Era un gioco da mane a sera,
nel mio piccolo orto,
far capolino dai vostri fusti.
Quell’odor del vespro
ancor mi sollitican le nari.
Tutto avea un tono diverso,
un viver più vispo.
Non so se fossi io
O più gaio il tempo.
In autunno tra quel morir
di foglie, e il sentor
della terra bagnata,
Mista alle castagne
mi riempiva il cor,
pur se il giorno era pigro.
Eppur il camino era fratello
di serate piovose,
tra legna e fumo.
Da una finestra vi vedevo
miei dolci abeti,
alla furia del vento,
dei lampi.
Sempre al vostro impegno
di non mollar la presa
al rinntronar del cielo.
Pur ora che il mio tempo corre
e non si ferma vi miro assai contento.
Non più gioco con voi,
lì c’è solo il mio ricordo, che echeggia
tra le vostre fronde.


Autore: Corrado Cioci