Cielo

“A sé stesso” è il titolo di una celebre poesia di Giacomo Leopardi, probabilmente redatta intorno al 1833, presso Firenze, ma pubblicata a Napoli nel 1835, all’interno della raccolta “Canti”.

Il componimento è stato scritto ispirandosi all’amore non corrisposto per la nobildonna italiana Fanny Targioni Tozzetti, e costituisce una delle poesie chiave del ciclo di Aspasia, assieme alla poesia “Amore e morte”, “Consalvo”, “Aspasia”, “Il pensiero dominante”.

Testo della poesia “A se stesso” di Giacomo Leopardi

Or poserai per sempre,
stanco mio cor. Perí l’inganno estremo,
ch’eterno io mi credei. Perí. Ben sento,
in noi di cari inganni,
non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
palpitasti. Non val cosa nessuna
i moti tuoi, né di sospiri è degna
la terra. Amaro e noia
la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T’acqueta omai. Dispera
l’ultima volta. Al gener nostro il fato
non donò che il morire. Omai disprezza
te, la natura, il brutto
poter che, ascoso, a comun danno impera,
e l’infinita vanitá del tutto.


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