Bacco

Titolo della poesia:

A Bacco

Ride Bacco il sommo dio che nel vino fa
sua festa
Gridano, saltano fan pazzie le sue ancelle,
per campestri balzi, invasate del suo umore
Del piacere fanno un’arte mentre scorre nelle vene e riscalda i corpi squassati
che ogni pensier il senno non tiene.
Vanno le donne con tirso ed edera
tra le selve, rivelano del dio il suo potere.
Ebbre in volto del godimento sature di
rossi pampini, che han segreto nel lor fermento.
Scintillante nei calici cade dal sapor di bosco, di uva zuccherina,
con quel sentor d’agreste.
Fuochi alti, voci rotte dal buon liquore
che la vite offre.
Ancor ricorda il dolce creatore del frizzante succo la passione per la triste
Arianna in asso abbandonata e che fece sua
compagna.
Oh bacco come ti fu pesante il ciarlare a tebe che il tuo nascer non fosse divino,
ma solo carne umana e ne padre dell’olimpo.
Te che le mente offuschi e un seme di follia
spiri sei il nocchiero del piacer carnale,
del bel parlare, in te i sensi dilagano.
Quel color rubino che riflette la luce
nel suo bicchiere tanto invita a farlo
proprio che ogni freno cade e s’arrende.
Chi beve e si fa spavaldo
O, si nasconde dal suo veleno per non
mostrar vile inganno.
Quanti cuori infranti han trovato in te
riparo, sollievo dopo copioso pianto.
E a te, inebriante e sommo va il mio canto
io che non son tuo vassallo
ma nel tuo profumo amo la quiete
d’autunno


Autore: Corrado Cioci