poesia su Waterloo

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Waterloo primavera dei popoli

Il gran francese di parto italico
che Calliste avea a primo vagito
si assise tra i suoi troni.
Vede oltre le correnti
di Sequana, folgore e tempesta.
Timor dell’Alemagna
piange l’Italia s’arma la Bretagna
ulula il lupo di Siberia!
Per gendarmi  di Francia
in ogni cosa d’Europa
sale l’impeto d’aver
la lama ancor,
contro cotal boia.
Morte dei pensieri,
della virtù, della fame
di patria che ognun
nel cor solleva.
Si consola inver la polvere di Spagna,
ma più del sovrano alieno
sia pane e acqua a suo alimento.
Salito al sommo del fatal Impero
al par dei porporati latini
gloria d’ eterno onore,
faceva della figlia di Agenore ,rissosa e fiera  sua gilda e potere.
D’ogni spiga suo volere per logorar
nella mente e nel ventre
il leone impenitente,
che rugge oltre il canale,
tra due regge.
Al sonio del piombo,
e della lancia
schierava le sue armate
lanciati come dadi
sul tavolo del continente.
Ah gran duce
mal gioco intentar  con l’Achesi!
Ella sempre al fuso pende,
non teme i tuoi orgogli illesi.
Da Austerlitz ove le penne spese
l’Aquila umiliata,
a Mantova che ancor più,
la mise in gabbia.
Manto piangente
le acque rese sagge
della sua fine
per vegenti onde.
Carezza le piramidi  per cercar
il trionfo.
Lì il fiume dei secoli
insegue il suo lasso mortal.
Tutto fece della vita impetuosa
cadde la prima e vinse,
il secondo fallir lo tenne alla tomba.
Ma quanto possano i rabbiosi popoli
esser legati a catena?
Quanto sale sulle ferite pria che urlino
il rancore?
Quinci ogni uomo che ama la sua nazione
sprezza la morte e l’anima immola
alla gloriosa libertà per la patria e la corona.
Una voce, di poi mille si levano nel vento
come stormi d’uccel al tramonto
echeggiano,  come miti pensier persi nel brunir.
Così a Waterloo dolce fu morir i primi figli,
padri e fratelli, tutti uniti al fischio del risveglio.
Inglesi, russi, polacchi, scozzesi,
al canto sonoro d’ogni favella
ogni pavor cacciano e stridono.
Nel mattino sereno di giugno
cavalli bardati, moschetti
ingrassati, lagrime versate
per nova virtù.
Atti d’eroi nel tempo legati
inni di gloria, di gioventù
come bocche di cane pronte all’azzanno.
I cannoni tonavano.
Mangiate la carne ma lo spirito
è salvo!
Questa è la fine del gran capitano
genia d’Italia all’amore negato.
Sangue e spade
nell’erba or sono
i militi ignoti, fra sassi il riposo.
Fanciullette festose madri piangenti
l’infausto giorno.
Or guardate che splendor
ove era secco, il verde ricopre
la nascita e il valor della primavera
dalla schiavitù risalita.


Autore della poesia: Corrado cioci


Da leggere per comprendere il testo della poesia

  • Calliste è il nome dato dai greci alla Corsica, significa la piu bella
  • Il leone ruggente è il simbolo che si ritrova nello stemma della famiglia reale inglese  le due regge sono il palazzo imperiale di napoleone e il palazzo reale inglese
  • A Mantova l’Austria fu sconfitta durzante la campagna di italia del 1796
  • L’aquila è il simbolo dell’Austria
  • “Manto” da cui “Mantova”, era una maga figlia di Tiresia anche lui indovino quando mori i fiumi che costeggiano la città presero il dono della preveggenza, cioé chi le toccava aveva questo dono
  • “Lachesi” è una delle moire che decideva il fato e attorcigliava il destino intorno a un fuso