Come un fiore reciso catullo

In questo estratto di testo, il filosofo romano Seneca ci parla dell’ira, spiegando come anche negli stessi animali selvatici si mostri.

Come riconoscere l’ira – testo latino della versione – Seneca

Incertum est utrum ira magis detestabile vitium sit an deforme. Cetera licet abscondere et in abdito alere: ira se ostendit et in faciem venit, quantoque maior hoc effervescit manifestius. Non vides ut omnium animalium, simul ad nocendum insurrexerunt, praecurrant notae ac tota corpora quietumque egrediantur habitum et feritatem suam exasperent? Spumant apris ora, dentes acuuntur attritu, taurorum cornua iactantur in vacuum et harena pulsu pedum spargitur, leones fremunt, inflantur irritatis colla serpentibus, rabidarum canum tristis aspectus est: nullum est animal tam horrendum perniciosumque natura ut non appareat in illo, simul ira invasit, novae feritatis accessio. Nec ignoro ceteros quoque affectus vix occultari, libidinem metumque et audaciam dare sui signa et posse praenosci; neque enim ulla vehementior intra agitatio quae nihil moveat in vultu. Quid ergo interest? Quod alii affectus apparent, hic eminet. […]

Come riconoscere l’ira – testo italiano (traduzione) – Seneca

Si possono nascondere ed alimentare di nascosto nel segreto: l’ira si mostra e sorge sul volto, e quanto più grande questa ribolle più è evidente. Non vedi come in tutti gli animali appena insorgono per recar danno, ne mostrano prima i segni e tutti i corpi superino l’abituale comportamento di calma e inaspriscono la loro ferocia? I chinghiali mandano spuma dalla bocca, i denti vengono agguzzati con irritazione, le corna dei tori vengono gettate nel vuoto e spargono l’arena battendola con l’unghia, i leoni ruggiscono, ai serpenti irritati si gonfiano i colli, le cagne rabbiose hanno un aspetto minaccioso: nessun animale è così orrendo e funesto per natura che non appaia in esso, appena l’ira lo invade, l’accrescimento di nuova ferocia.

[..] non ignoro che l’ira e le altre condizioni a malapena si nascondano, che la libidine e la paura e l’audacia danno i loro segni e che si possono prevedere; non c’è infatti nessun turbamento interiore che non alteri qualcosa del nostro viso. Quale differenza c’è, dunque? Che le altre condizioni appaiono, questa sovrasta.


Autore: Lucio Anneo Seneca