Onde di nuvole

Una presa meccanica nel mondo dell’edilizia è quel dispositivo meccanico dotato di due o più ganasce (spesso a seconda delle esigenze che andranno a coprire i macchinari a forma di conchiglia), utilizzato per raccogliere o per spostare il materiale edilizio accumulandolo in uno specifico punto; di solito il suo controllo è di tipo idraulico.

In Italia la presa meccanica usata per lavori edilizi viene comunemente indicata col nome di “bènna” (dal latino tardo benna).

Origine e storia delle prese meccaniche a conchiglia

La presa meccanica, specificatamente nella forma comune a “conchiglia”, fu inventata da tre fratelli persiani, abili ingegneri chiamati dalla tradizione “Banu Musa”. L’attrezzo venne descritto e diffuso nel resto della Persia tramite l’opera “Libro dei Dispositivi geniali”, scritto proprio dai tre fratelli nel nono secolo d.C.; rispetto a quanto si è soliti pensare infatti la presa meccanica fu un’innovazione davvero geniale per i tempi e non appare in nessuna precedente opera greca di ingegneria o architettura. Originariamente la presa meccanica descritta dai fratelli Banu Musa venne utilizzata per estrarre oggetti situati sott’acqua o per recuperare oggetti non raggiungibili perché situati nel fondo dei torrenti.

Tipologie di benne e prese meccaniche per l’edilizia

Le tipologie di presa meccanica più diffuse vengono classificate in 4 tipologie principali:

  • Auto rovesciante, ovvero adatta a lavori che prevedono materiali come la ghiaia, il calcestruzzo o la sabbia; si differenzia perché la “conchiglia” viene imperniata al di fuori dell’asse rovesciandosi una volta raggiunto terra; riesce a essere funzionale grazie al raddrizzamento che avviene per mezzo della naturale forza di gravità quando viene sollevata; ecco un’esempio in foto.
  • La presa meccanica mordente (vedi foto) è formata da un insieme di spicchi che vengono comandati tramite sistema idraulico; è l’ideale quando il materiale da raccogliere o riposizionare è costituito da masse ingombranti quali scogli marini, roccie di grandi dimensioni e resti metallici.
  • La presa meccanica trascinata (qui un esempio in foto) è una tipologia piuttosto comune nei lavori di dragaggio dei canali o per svolgere in meno tempo e maggiore efficenza scavi su territori paludosi. Si differenzia per via della sua forma, in sintesi un contenitore ampio con denti in apertura e chiusura nella parte più bassa.
  • La presa meccanica a cerniera (chiamata a volte anche “benna conica”) è formata dalla conchiglia chiusa tramite valve incernierata ed è dotata di un’apertura di tipo simmetrico nella parte centrale; questo tipo di presa è l’ideale quando si va a lavorare materiale come calcestruzzo per via del giusto dosaggio raggungibile con la sua forma.
  • Benna autoscaricante
  • Benna a polipo, dotata di un insieme di bracci mossi tramite sistema idraulico, ideale per raccogliere materiali ferrosi, pietre o cataste di legna.
  • Benna a rastrello, usata per rimuovere o spostare materiale superficialmente
  • La benna antincendio invece è costituita da uno specifico contenitore, di solito a forma di secchio, che viene fissato ai ganci baricentrici dei velivoli come elicotteri e aerei per trasportare liquidi o acqua da usare per rallentare o spegnere un incendio. Nonostante il nome possa generare confusione non è un tipo di attrezzatura edilizia.
  • Benna frontale (vedi esempio in foto qui)

Diffusione odierna delle prese meccaniche (benne)

Oggi è normale trovare prese meccaniche fra gli attrezzi per l’edilizia comune in quanto rese indispensabili per il sollevamento dei materiali nella costruzione degli edifici ma anche per operazioni comuni all’interno delle aziende edilizie di carico e di scarico, un tempo effettuate manualmente e quindi causa di rallentamenti ai lavori (si pensi alla diversa efficenza di una carriola rispetto a una moderna macchina scavatrice per avere un’idea di come il mondo dell’edilizia si sia trasformato assieme alla rivoluzione industriale ottimizzando i costi ed i tempi dei lavori; in passato quando la presa meccanica uscì dai confini persiani e andò diffondendosi in occidente per ovvie ragioni veniva utilizzata la forza meccanica derivante da energia animale e non da idrocarburi o elettrica, anche se esistono alcune tipologie di benne tuttora in uso, come ad esempio quelle più basilari per il calcestruzzo, realizzate per essere usate senza energia elettrica o carburante).
Nonostante la diffusione in tutto il mondo delle prese meccaniche alcune aziende continuano a utilizzare manodopera umana per i lavori meno esigenti e versatili al posto delle macchine; a volte questo “arretramento” è dovuto alle differenti tipologie di servizi che piccole aziende di edilizia vanno a coprire, altre volte il costo dei macchinari è ancora proibitivo (è il caso di alcuni paesi del terzo mondo). Un ultimo problema era la difficoltà nella scelta e nel reperimento delle attrezzature ma oggi grazie alla digitalizzazione dei percorsi produttivi diventa più semplice e competitivo anche attrezzare le proprie ditte con le migliori strumentazioni, acquistati a prezzi competitivi da tutto il mondo. Solo per fare un esempio, grazie a portali come Giffi Market, è possibile comprare le benne a costi competitivi, attutendo in parte quindi l’impatto della spesa che un tempo era tipico per le attrezzature.

Benne e prese meccaniche nei veicoli

Vedere benne e altri tipi di prese meccaniche è diventata consuetudine quando si parla di veicoli per l’edilizia, in particolare su ruspe, escatatori e betoniere. Normalmente è comune vedere delle benne attaccate per mezzo di cavi specifici alle gru all’interno dei cantieri.

Non bisogna tuttavia dimenticare che sono state usate benne prive di necessità elettriche per molto tempo, cui si sono sopraggiunte con il passare del tempo attrezzature sempre più evolute derivanti dal lavoro degli ingegneri e degli inventori di ciascuna rivoluzione industriale; ancora oggi in alcuni casi vengono preferite a seconda delle condizioni (sebbene sia più raro).