poesia sul terrore

Terrore

Fobos e Deimos,
fratelli antichi, che del latte di Afrodite,
alla sua poppa nutriti, di Ares il talento e il pavor!
Serpeggia il vostro fluvio sulla terra, or non più
si placa al tempo mio il vostro soffio e impeto.
Due terre, a vista sorelle l’una da Pietro retta,
l’altra da Maometto diretta, s’affrontan per odio
e per diversa meta.
Al fianco d’Europa il pugnale infisso,
scorre sangue ove un dì turbolento era il torrente.
La vecchia nave sempre tormentata da guerre e gelo,
or soffre, il terrore del guerriero nero.
Il califfo che s’ammanta di fede e vero senno,
le tempie si cinge di veleno, per orgoglio e imbroglio.
S’annida, in oriente, al vento di scirocco
tiepido, un sordido odio, che il cor rese ceco.
Placida notte di stelle, trapunto il ciel,
nulla s’udiva ma già piangeva, la sequana acqua,
era commista d’anime e lacrime della peritura gente.
Quale morte, Lutetia attende?
Parisi, dormi?
Eppur nel tuo ventre s’insinua la bramosa cagna,
di carne, mai sazia e sempre ringhia.
Rotto il silenzio, quando il popolo,
al gioco, alla libertà dà servaggio,
allor ecco colpir, alla gola,
il milite codardo.
Cadde la bella gioventu, i sogni, la spe’;
la vita e la fe’, si fecer lago tra terra e sasso.
Grida e sconquasso, Parigi or sei la madre
di mille più di mille donne col figliol martoriato.
Che v’e dopo, tetro passaggio?
Visi ridenti, fatti a squarcio
parole, d’amor, fatte a strazio,
la morte cammina veloce e senza intoppo,
falcia e gode di tanto chiasso.
Questo è il terror del tempo basso,
alto malor di cattivo passo.
Vuolsi nelle sfera di saturno,
ove gli spiriti contemplan viso a viso
il fatal miraggio, placar cotanto oltraggio.
Persia, America Europa,non
date alle ortiche i vostri spiriti,
innalsate le menti, trabocchi
il calice d’amor, siam tutti figli di uno, fatti di
fango, ma la carne che vestiam, non sia cenere,
quinci inchiostro per riscriver il nuovo patto,
uomini, solo uomini e null’altro.


Autore della poesia: Corrado Cioci