Letteratura poesia

“Sul ponte sventola bandiera bianca” è una famosa poesia del poeta Arnaldo Fusinato (1817-1888), laureato in legge a Padova, avvocato a Schio, presso Vicenza, volontario nella difesa di Venezia, meglio conosciuta anche col suo titolo originale “L’ultima ora di Venezia”.

La poesia è stata scritta dall’autore col pensiero rivolto alle ultime ore della sua Venezia, ormai ridotta allo stremo dalla lunga e prolungata insurrezione contro il nemico Austriaco occupante.

La poesia “Sul ponte sventola bandiera bianca” venne scritta da lui nel 1849 e rappresenta uno dei capolavori letterari meglio conosciuti riguardanti la città di Venezia. Dal punto di vista storico Venezia era insorta all’unisuono del 16 Marzo 1848 in anticipo di 2 giorni rispetto alle famose cinque giornate di Milano.

Purtroppo Venezia non si trovò più in condizione di continuare la lotta quando sopraggiunsero le malattie ed i morsi della fame nella popolazione e trattà la resa dal 19 agosto, poi poi firmando definitivamente il 22 agosto arrendendosi quindi agli invasori austriaci.

La poesia è sicuramente commovente ed è stata ripresa anche da uno degli artisti italiani più famosi, il cantante Franco Battiato, che nell’album “La voce del padrone” la riformula leggermente andando a ribadire una critica verso gli ambienti più immorali della società del suo tempo.

Nei suoi versi ricorre la critica “agli idioti dell’orrore” (terrorismo), ai politici italiani ed a “sua maestà il denaro”. Vi invitiamo ad ascoltare il ritmo della canzone di Battiato e poi a conoscere il vero testo della poesia di Arnaldo Fusinato, riportato di sotto.

Testo originale di Arnaldo Fusinato “Sventola bandiera bianca” – (L’ultima ora di Venezia)

È fosco l’aere,
È l’onda muta!…
Ed io sul tacito
Veron seduto,
In solitaria
Malinconia,
Ti guardo, e lagrimo,
Venezia mia!

Sui rotti nugoli
Dell’Occidente
Il raggio perdesi
Del sol morente,
E mesto sibila,
Per l’aura bruna,
L’ultimo gemito
Della laguna.

Passa una gondola
Della città:
– Ehi! della gondola
Qual novità ?
– Il morbo infuria…
Il pan ci manca…
Sul ponte sventola
Bandiera bianca! –

No, no, non splendere
Su tanti guai,
Sole d’Italia,
Non splender mai!
E sulla veneta
Spenta fortuna
Sia eterno il gemito
Della laguna!

Venezia, l’ultima
Ora è venuta;
Illustre martire,
Tu sei perduta;
Il morbo infuria,
Il pan ti manca,
Sul ponte sventola
Bandiera bianca!

Ma non le ignivome
Palle roventi,
Nè i mille fulmini,
Su te stridenti,
Troncan ai liberi
Tuoi dì lo stame:
Viva Venezia:
Muor della fame!

Sulle tue pagine
Scolpisci, o Storia,
Le altrui nequizie
E la tua gloria,
E grida ai posteri
Tre volte infame
Chi vuol Venezia
Morta di fame.

Viva Venezia!
Feroce, altiera,
Difese intrepida
La sua bandiera;

Ma il morbo infuria,
Il pan le manca;
Sul ponte sventola
Bandiera bianca!

Ed ora infrangasi
Qui sulla pietra,
Finch’è ancor libera,
Questa mia cetra.
A te, Venezia,
L’ultimo canto,
L’ultimo bacio,
L’ultimo pianto!

Ramingo ed esule
Sul suol straniero,
Vivrai, Venezia,
Nel mio pensiero;
Vivrai nel tempio
Qui del mio cuore,
Come l’imagine
Del primo amore.

Ma il vento sibila,
Ma l’onda è scura,
Ma tutta in gemito
È la natura:
Le corde stridono,
La voce manca,
Sul ponte sventola
Bandiera bianca!

19 Agosto 1849.

 

 


Fonte

  • Pagine 130-134 del libro “Poesie di Giovanni Berchet” (1864)