Musica

Stromae con la canzone “Papaoutai” è riuscito davvero a raggiungere molte persone e diffondere il suo messaggio, assieme a un ritmo travolgente (come tipico delle canzoni del “maestro” Stromae).

Papaoutai è una delle canzoni di Stromae più apprezzate, il cantante belga dai toni accesi e dalla musica ritmica ma riflessiva, e non è per niente raro sentirla anche qui in Italia canticchiata da qualcuno.

Piccola nota dopo aver letto la traduzione in italiano: il titolo Papaoutai utilizza un gioco di parole astratto chiamato “trompe-oreilles”; questa parola inventata gioca tra i due sensi: “Papà, dove sei? Ed “empapaouter”, che significa “essere ingannato o addirittura sodomizzato” in argot, ricordando l’atteggiamento volubile del padre e la sofferenza del figlio.


In “Papaoutai” l’autore inzia una sorta di dialogo chiedendo dove sia il papà (dal video della canzone si capisce sia un bambino in casa), dicendo che la madre (che invece nel video non è presente) dice di cercare a fondo per trovare quello che si cerca, dice che il padre non è distante, che si reca spesso a lavorare, che lavorare è una cosa positiva, e che “lavorare è meglio rispetto a essere male accompagnati”.

E qui si capisce forse un piccolo concetto, il padre è al lavoro, la madre inesistente o comunque non presente, il bambino ad aspettare il padre: cosa intende con “male accompagnati”? Forse un modo per far sentire in colpa il bambino che in realtà vorrebbe passare giustamente del tempo col padre?

Dopo il padre viene arricchito dall’aggettivo “sacro” e si continua a cercare con la ripetizione della domanda “dov’è il tuo papà?”. A questo punto nella canzone viene ricordato che si può diventare padri e che i figli bisogna saperli avere.