poesia sul lupo

Lupo

Selvaggio lupo dal fulvo pel
che l’uomo teme dalla sua storia.
Se fosse pavor il vello pieno
non vi sarebbe rifugio e tetto.
Feral il morso che infinge non per sua
rabbia, funesto intento, ma come Artemide,
dall’arco d’oro, ditta dentro per suo governo.
Natura, d’ogni creatura albergo,
fonte di vita dal monte al deserto.
Quando la lupa s’aggira per il bosco,
non s’ode pigolar il passerotto,
Il vento trema al suo passo, al suo tono.
Lupo che pensi, temuto amico?
Ti rifugge ognun che la vita adora,
simbolo di morte di cruda sposa.
Gli occhi indomiti fissi e fieri
non conobbero mai chi piegò
capo e artiglio,
Oh terrifico ringhio
che entro ti brucia
tormenta come un vento
in tempesta
allor che a cacciar nella selva
sei all’opra
ne catena, capestro per suo onore.
Bramosia ti scorre come fiume
in piena, maestà del regno fatal
e antico che pietà non nuove al suo cospetto virtù mai fu seme di tua struttura,
amor dell’arte e sua scrittura.
Sol segue il bestial core che entro ti vince.
Siamo noi di genio pieno, uomini onesti,
o più fratel del nemico altero?
Quando ci lordiam le mani di sangue
e lacrime chi più cruento?
Le morte idee risorgono illuminano
il sentiero chi più affonda le zanne
e l’uomo!
Il male serpe senza freno ma non di muso,
sì veste di pelle, viso verbo e Cristo!
Il cupo pensier che toglie notte, quinci sonno
è la coscenza che bussa, tormenta,
raminga senza meta.

 


Autore: Corrado Cioci