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Ho pubblicato un libro di recente. Veronica è mia, Panesi Edizioni, eBook, 2016. Si tratta di un “erotico” – categorizzazione da prendere con le pinze. Più che erotico, è stato definito psicologico e di formazione, dalla critica. Queste opinioni mi hanno resa felice perché vuol dire che il mio messaggio è stato capito. Ho parlato di violenza sessuale all’interno delle coppie giovani, ma non inorridite!. Nonostante un lessico forte e la tematica poco felice, il romanzo non è “nero”, anzi, è un incitamento per le vittime a rialzarsi. Perché si può voltare pagina, si può ricominciare a vivere e, soprattutto, si può usare la propria esperienza come metodo di prevenzione per altre donne. Come?

Oggi lo scenario che ci è più familiare è quello dell’uomo “d’esperienza” che inizia la vergine al sesso estremo, senza promesse d’amore, anche se poi c’è quasi sempre un lieto fine. Si tratta di un’influenza estremamente nociva per le adolescenti, perché le abitua a considerarsi giocattoli sessuali e, soprattutto, insegna loro a dare il lieto fine per scontato. Mi sembrava giusto sottolineare che non solo non siamo giocattoli, ma che il lieto fine non è assolutamente una certezza – anzi, nella maggior parte dei casi essere “sottomesse” è a tutti gli effetti un problema. Parlare del punto di vista di una vittima in questo libro è una sorta di “prevenzione letteraria”, per me. La mia speranza è di contrastare questo male orrendo, così comune oggi.

Sicuramente il lessico di cui faccio uso non è dei più delicati, ma per passare un messaggio forte bisogna sintonizzarsi sulla sua lunghezza d’onda. C’è indiscutibilmente un forte elemento erotico che, però, è uno strumento della storia. Nessun messaggio, fosse pure il più forte del mondo, può essere recepito se non lo si racconta con le parole giuste. Non so se ho trovato le parole giuste, ma ho provato a far capire qualcosa di “diverso”.

Di recente ho ricevuto dei messaggi su Facebook, in cui alcune ragazze mi dicevano di aver letto il libro e di averci “riconosciuto” i loro compagni. Una di loro sta soffrendo molto, perché lui l’ha lasciata più o meno nello stesso modo in cui Max, protagonista maschile della mia storia, ha lasciato Veronica, eroina del mio romanzo. Pensava che lui fosse il bello e tenebroso cui siamo abituate, e ora sta soffrendo all’inverosimile. Non posso fare nulla per lei, se non starle vicina, ma vorrei che “Veronica è mia” desse un segnale. Vorrei che raccontasse l’altra faccia della medaglia, per così dire, a chi potrebbe diventare una vittima domani, la settimana prossima, tra un anno. Spero che situazioni di questo tipo possano essere prevenute, in futuro; dove la legge non tutela, forse un “avvertimento” può fare qualcosa. Non molto, ma qualcosa.

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Autrice: Giulia Mastrantoni