Poesia paesaggio marmilla

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La rimembranza

Nell’ora dell’ultimo
giorno degli ultimi amori
del comiato,
s’offende la memoria al rimembrar,
perché più la tormenta e strazian il core.
Allor si affanna a riveder l’amato volto
il suon della voce i perduti verbi.
Più more il giorno più tormenta la notte,
trancia il petto un dolore battente,
il disperato disio di sentir l’amato sono.
Sovvengon le idee i giorni persi
ammutolisce il pianto di non aver vissuto
infino all’ultimo raggio.
Nel pensier si fugge a furor d’animo.
Per non patir il silente dardo.
Ove sei perduta parte che il corpo è tanto lasso?
È forse più duro della morte
non sentir l’amato chiasso?
Quando un onda si stacca dal
pelago non va per suo passo,
subito la sorregge la sorella,
non soffre del primo parto.
Eppur il vento ad un fischio
l’altro l’attende per crear burrasca.
Noi incerto destin se uno segue
troverà stesso viaggio?
S’incupisce per lo svanire
d’uno sguardo,
si sente come seme che cade di vaso in vaso
ma non trova mai la terra
a Menosine i sinceri vati
l’accurate preghiere
oh grande dea non far
immergere questa nostra
carne nell oblio di Lete
Ove il tuo dono annega!
Dolce rifugio della memoria
certi di ritrovar l’amato lume.
Quanta dovizia d ‘amor in quei
fiori, lacrime e dolore,
se a lacrimar ci pone il freddo marmo.
Lode a questo ramo d’oro che entro
sì nutre di immortal sentir, s’alimenta
di tempo im tempo come fucina, un foco
qual non teme d’esser cenere!
Sogno, ricordo eterno ricovero ove fugir.


Autore della poesia: Corrado cioci