Come un fiore reciso catullo

Il sosia” è un romanzo scritto da Fëdor Michajlovič Dostoevskij nel 1846. Il titolo originale del libro è Двойник (Dvojnik).

Riassunto della trama di “Il sosia”:

Yakov Petrovich Goljàdkin, consigliere titolare (9 ° ufficiale classifica nella tabella dei ranghi) a San Pietroburgo, vive da solo con il suo valletto Petrushka in un condominio. Ha affittato per la giornata un cappotto cerimoniale, stivali e una cintura. Conta e parla con grande soddisfazione di quella che sembra una grossa somma (750 rubli di carta) che ha in suo possesso.

Dopo aver ritirato i soldi, Goljàdkin incontra due giovani colleghi che con disprezzo non saluta, e viene superato da Andrei Filippovich, un superiore che finge di non riconoscere, ma che ha, nel frattempo, molto ben riconosciuto.

Si ferma prima in Rue de la Fonderie, dove ha fatto una visita improvvisata al suo medico, Krestian Rutenspitz Ivanovic, che recentemente gli ha consigliato di uscire dal suo isolamento, per vedere il mondo. Goljàdkin risponde di preferire la tranquillità e spiega inoltre che lui non sa come parlare in pubblico. Scoppia poi a piangere senza motivo e dice che ha dei “nemici”. Dopo un discorso particolarmente sconnesso e incomprensibile, lascia in fretta il medico piuttosto stordito.

Poi perde tempo alla Corte Merchant e fa finta di comprare oggetti costosi. Sarà a mangiare in un ristorante di lusso dove incontra i due colleghi della mattina che ridono di lui quando prova a fargli una lezione di morale. Viene invitato a casa di Olsoufi Berendiéïev Ivanovic, un alto funzionario che una volta era il suo benefattore, in occasione del compleanno di sua figlia Klara, di cui Goljàdkin è innamorato. I servi però hanno ricevuto l’ordine tassativo di non lasciar entrare Goljàdkin.

L’autore descrive la sontuosa cena, gli ospiti, tutta la società migliore, e il nostro eroe, che sta nascosto nel corridoio. Dopo un po di tempo riuscirà a imbucarsi in modo grottesco alla festa e per tre volte si precipita su Klara, e per tre volte non riesce a parlare ed è infine cacciato via.

Stanco, torna a casa a piedi sotto la neve; è solo nella strada quando incontra un uomo, dal suo stesso nome, proveniente dal suo stesso paese e con una storia simile a quella di Goljàdkin.
Un suo sosia, o un suo doppione insomma.

Il giorno seguente, afflitto da un acuto senso di persecuzione a causa degli eventi del giorno prima, torna al lavoro. L’uomo del giorno prima, il suo doppione, lo vede spostato proprio di fronte a lui al lavoro. Goljàdkin non capisce e teme di essere impazzito. È forse la vittima di un complotto? Il suo capo gli dice che il suo doppione ha il suo stesso nome e che deve iniziare a lavorare. Riflettendoci po, trova una somiglianza miracolosa tra i due uomini.

Dopo il lavoro, Goljàdkin prova a conversare col suo doppio ma il suo doppio è intimidito. Goljàdkin invita la sua copia a casa. Quest’ultimo gli racconta la sua vita. Goljàdkin è più sicuro di sé. Mangiano a cena e bevono alcool. Goljàdkin ora è entusiasta e gli dice i segreti della sua vita del suo lavoro. Si addormentano entrambi ubriachi.

Goljàdkin si sveglia e il suo doppio è scomparso. A questo punto della storia, la sua copia viene chiamata “cadetto Goljàdkin.” Quando Goljàdkin incrocia il suo doppione, lui invece di ringraziarlo per la serata, cerca di mettere in cattiva luice Goljàdkin per prendergli il suo posto. Il suo doppio o “Goljàdkin giovane” lo mette in ridicolo e Goljàdkin non riesce a difendersi, cadendo ancora più in basso.

Nell’ultima parte del romanzo Jakov Petrovič Goljadkin viene attirato in maniera ingannevole a una festa dove lo aspetta il suo medico al fine di condurlo a un istituto d’igiene mentale.
Il suo sosia non è che una proiezione della mente di Jakov Petrovič Goljadkin.