Infonotizia.it antiche scritte

La parola “sacrificio” viene spesso usata con altri termini, –offerta-, –oblazione-, ciò significa che tale parola può essere intercambiabile rispetto alla parola “offerta”.

Per sacrificio si intende un’azione cruenta e di solito che abbia a che fare con il sangue.
L’offerta, di per sé, non ha un vincolo di sangue obbligatorio ma è rivolto a Dio; un’offerta non è cruenta, ed è distinta dal sacrificio.
La parola offerta deriva dal latino offerre, da questa deriva oblatio.
La parola sacrificio invece, deriva dal latino sacrificium, ripresa anche dalle lingue neolatine e si divide in due parti: Sacrum (sacer) – Facere, ossia rendere qualcosa sacro.
Nei tempi antichi di Roma, tale parola si usava per definire qualcosa che veniva “conservato” o “deposto”, qualcosa di “Augusto” e “Venerabile”, ma tale termine voleva anche dire “carico di colpa”, maledetto, di conseguenza possiamo confermare che per sacrificio intendiamo rendere sacro o irruento.

Sacer indica un’esclusione dal mondo dei vivi, quindi un animale sacrificato lo si sottrae dal mondo quotidiano, ad esempio.
Le stesse caratteristiche le ritroviamo nel termine sacerdos: Sacer – dos > fare, porre, compiere; sono presenti le stesse caratteristiche o componenti comuni nel termine sacrificium, nel quale si vuole rendere qualcosa sacro con la separazione dal mondo quotidiano passando su una sfera diversa che è la sfera del divino, degli Dei.
Il termine sacrificio passa dal mondo romano al mondo cristiano, ovviamente un tale termine ha una ampia portata; l’abbiamo nella cultura cristiana, a Roma e nelle culture con essa imparentate.
La parola sacrificio giunge quindi, ed è intesa, come elemento rituale più o meno codificata dalle culture e, ovviamente, il quadro in cui si parla di riti è un quadro religioso, oggi diremmo che ha un senso essenzialmente religioso.

Nel Cristianesimo si parla di -sacrificio di Cristo- un uso metaforico, l’idea è quella dell’offerta della propria anima e della propria vita a Dio. Rinunciare per offrire a Dio.
In Dante stesso vi è la prima menzione di sacrificio come offerta a Dio dei propri desideri, sarà poi dal XVII secolo che ci impadroniremo dell’idea stessa di sacrificio e tale termine approderà nella lingua italiana con le proprie valenze e significati e interessi, Zingarelli recita: grave privazione o danno subito dalla situazione, “studia a costo di sacrifici”, ed ecco che cambia ancora, non si tratta più di rinunciare ma di una situazione di costrizione.

Possiamo dunque confermare che abbiamo un ampio ventaglio del termine sacrificio, in una scala di progressivo abbandono del significato religioso ad un senso prettamente metaforico.

Che cos’è, dal punto di vista religioso, un sacrificio?

Cerchiamo di offrire una definizione preliminare ma nella ricerca è opportuno andare a cercare una teoria del termine sacrificio.
Presentiamo un rapido excursus degli usi della parola sacrificio, non teoricamente giustificati.

SACRIFICIUM PRIMIZIALE: vuol dire sacrificio delle primizie che vengono offerte alla divinità.
I popoli raccoglitori offrivano una parte del raccolto alla divinità e l’idea soggiacente vedeva l’uomo coltivare la terra, appropriarsi di qualcosa che non è suo ma che appartiene a Dio, in questo modo ci si sente liberi di consumare tutto il resto.
E’ un sacrificio non cruento.

SACRIFICIO DI COMUNIONE: forte connotazione cristiana legata al termine comunione.
Consolidamento della comunità sociale; avviene attraverso la consumazione, in gruppo, dell’animale ucciso.

SACRIFICIO DI OSPITALIA: o sacrificio federativo, semplicemente un accordo tra stati che prevede il mangiare carne in comune, la bestia sacrificata.

SACRIFICIO DI CONSACRAZIONE: consiste in un rito attraverso il quale si accede ad una sfera di carattere religioso e sociale, avveniva all’interno di un ulteriore rito detto -di passaggio- composta da tre momenti.
Primo momento: Rito di separazione,
secondo momento: rito d potenza > prove fisiche e insegnamenti,
terzo momento: fase di reintegrazione.

SACRIFICIO DI PURIFICAZIONE (ESPIAZIONE): espiare una colpa, purificarsi legata all’idea di impurità, decisamente ci troviamo su di un piano etico e morale delle azioni dell’uomo.

SACRIFICIO come SUPPLICA: modalità di richiesta ad essere sovrumano.

SACRIFICIO DI CREAZIONE: ritroviamo all’interno un tempo mitico, partendo dagli Inni Vedici, si parla dell’esistenza di un uomo primordiale, essere gigantesco che riempie il cielo, la terra, l’atmosfera. Questo essere primordiale viene sacrificato smembrandosi si riunisce al Cosmo e si narra che dalla testa nacquero i Bramini, dalle braccia i guerrieri, dalle cosce i contadini e dai piedi i servitori, una seria piramide e di ordine.
Di solito alcuni sacrifici vengono considerati una ripetizione del sacrificio primordiale.

SACRIFICIO SOSTITUTIVO: consiste nel sostituire un oggetto che per l’uomo è particolarmente prezioso con uno meno prezioso, l’uomo viene sostituito dall’animale che ne prende il posto. L’esempio che vede Numa, secondo Re di Roma, è decisamente soddisfacente; ai suoi tempi gli uomini venivano colpiti dai fulmini e il re di Roma chiede a Giove di far cessare questa calamità e il Dio chiede in dono una testa, Numa decide di donare una semplice testa di aglio, ma Giove chiarisce che ciò che chiede in cambio è una testa di uomo, allora Numa dona i capelli, ma Giove insiste e quindi il sovrano decide di sacrificare l’anima di un pesce, ossia un chiaro rito di sostituzione.


Autrice dell’articolo: Antonella